Rai

Il ddl sulla nuova Rai dell’era Renzi sbarca al Senato. Sono 1500 gli emendamenti presentati dalle opposizioni. Il pacchetto più consistente di richieste di modifica è targato Lega Nord (800). 635 gli emendamenti presentati dal Movimento 5 Stelle. Forza Italia ne ha avanzati 100.

1 – Cda

Fimo ad oggi i membri che compongono il consiglio d’amministrazione di viale Mazzini sono 9 di cui 7 eletti dalla commissione di Vigilanza e 2 dal Tesoro (tra cui il presidente). Con la riforma passano a 7: 2 scelti dalla Camera, 2 dal Senato, 2 dal governo e 1 dai lavoratori dell’azienda. Il presidente viene eletto dal cda e confermato dai 2/3 della Vigilanza.

2 – Arriva la figura dell’amministratore delegato

Il Direttore generale è oggi indicato dal governo e nominato dal cda: partecipa al cda ma non vota. Con la riforma si passa dal direttore generale all’Amministratore delegato indicato dal governo e nominato dal cda di cui fa parte con potere di voto. Resta in carica per 3 anni.

3 – Poteri

Il direttore generale firma contratti aziendali fino a 10 milioni solo con l’assenso del presidente. Propone i direttori di rete, testata e canale ma è il cda che poi li nomina.

L’amministratore delegato invece nomina i direttori di rete, di testata, di canale e i dirigenti di seconda fascia. Il cda è chiamato a esprimere solo un parere (obbligatorio ma non vincolante). Per i direttori di testata il parere diventa vincolante se i 2/3 (cioè 5 membri su 7) del cda sono contrari. L’amministratore delegato firma autonomamente i contratti fino a 10 milioni.

4 – Licenziamenti

Nel testo di riforma presentato dal governo consiglieri d’amministrazione e Amministratore delegato diventano “licenziabili”. I primi su proposta dell’Assemblea dei soci della tv di Stato (ministero dell’Economia e Siae) e previa “valutazione favorevole” da parte dei deputati e senatori che siedono nella Commissione parlamentare di Vigilanza. L’amministratore delegato, invece, potrà essere allontanato dallo stesso consiglio di amministrazione che lo ha eletto sentita l’assemblea dei soci. In caso di licenziamento anticipato (prima della scadenza del mandato che dura 3 anni) avrà diritto a un piccolo paracadute economico, pari a “tre dodicesimi del compenso annuo”.

5 – Tetto alla vendita

Con il via libera alla riforma entrerà in vigore il divieto di vendere più del 10 per cento del capitale Rai ai privati, se si vuole mantenere la concessione dello Stato.

6 – Il testo unico della radiotelevisione

Il testo della riforma Rai prevede che entro un anno dall’entrata in vigore del disegno di legge, il governo sia delegato ad adottare un decreto legislativo per redigere un nuovo “testo unico della radiotelevisione”, previsto dalla legge Gasparri e richiesto dalla Corte costituzionale, che segua “criteri di riordino e semplificazione delle disposizioni vigenti, la definizione dei compiti del servizio pubblico con riguardo alle diverse piattaforme tecnologiche, tenendo conto della innovazione tecnologica e della convergenza delle piattaforme distributive”.

7 – Buonuscite

L’amministratore delegato al quale verrà revocato l’incarico prima della scadenza del suo mandato di 3 anni non riceverà alcuna buonuscita faraonica. “All’amministratore delegato è riconosciuto un compenso – si legge nel testo presentato dal governo – in caso di revoca al medesimo amministratore spetta un’indennità pari a tre dodicesimi del compenso annuo”, recita l’articolo 12 del disegno di legge.

8 – Deleghe

Il ddl di riforma prevede due deleghe al governo: quella per la riforma del canone per il servizio pubblico e per la riforma del finanziamento alle tv locali e quella per il riordino e semplificazione delle norme su Rai, servizio pubblico e sistema dei media.

Fonte: Panorama

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