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Il Gip del Tribunale di Agrigento Francesco Provenzano ha respinto la richiesta di archiviazione e ordinato alla Procura di contestare l’ipotesi di estorsione all’editore e al direttore di una testata giornalistica online di Cammarata, accusati di avere costretto i collaboratori a simulare di avere ricevuto i compensi che è necessario dichiarare per potersi iscrivere all’elenco dei pubblicisti.

«Dopo che a Catania un editore era stato condannato a 3 anni e 4 mesi per avere ricattato una collaboratrice, costringendola a rinunciare ai compensi per ottenere i documenti necessari a iscriversi all’albo dei giornalisti – commenta, in una nota, l’Ordine dei giornalisti di Sicilia – un altro giudice, stavolta ad Agrigento, decide di verificare se alcune pratiche non siano state truccate, con l’imposizione di un analogo ricatto ai danni degli aspiranti pubblicisti».

A denunciare i fatti era stato l’Ordine di Sicilia, che, attraverso l’avvocato Calogero Noto Millefiori, ha ottenuto pure che il giudice disponesse una serie di nuove indagini: dovranno essere così sentiti i collaboratori – alcuni dei quali avevano ammesso di aver dovuto restituire le somme a loro apparentemente versate – e dovranno essere svolte indagini bancarie sui conti e sugli assegni, verificando contestualmente se le rinunce ai pagamenti fossero dovute a “velate minacce” e se non sia stata commessa una truffa ai danni dell’Ordine.

«A dispetto di chi ci accusa demagogicamente e con palese malafede di “violare i diritti” – prosegue l’Ordine – la decisione del Gip di Agrigento dimostra che il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia è l’unico che tutela, nei fatti e non a parole, i pubblicisti dell’Isola. Tutti i colleghi sanno che avranno sempre al fianco il loro Consiglio dell’Ordine e che le rigorose verifiche condotte per consentire l’accesso all’albo solo a chi svolge effettivamente la professione di giornalista vengono fatte (con fatica, impegno, passione e sovraesposizioni giudiziarie) solo ed esclusivamente in favore di loro e di tutti gli altri giornalisti siciliani. Il nostro tesserino è un titolo di Stato che, se venisse regalato, come vorrebbero i “signori delle tessere”, perderebbe qualsiasi valore per tutti, e con esso ancora di più la nostra professione». (Agi – Palermo, 20 settembre 2017)

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