Operai Qatar

“Eravamo stati invitati dal governo” così ha raccontato Mark Lobel, giornalista Bbc e corrispondente da Doha, in Qatar. Di finire in carcere non se lo aspettavano né lui né l’intera troupe del canale inglese, visto che l’invito a girare un servizio sui lavoratori nepalesi che si occupano della costruzione degli edifici in vista dei mondiali 2022, era arrivato direttamente dal primo ministro arabo, per un reportage sui nuovi alloggi offerti dall’esecutivo agli operai.

UN ARRESTO INASPETTATO. L’arresto è avvenuto mentre i giornalisti stavano raccogliendo le testimonianze degli operai. Mark Lobel, il corrispondente della Bbc da Doha, ha raccontato che la troupe è stata fermata e circondata da otto automobili bianche da cui sono scesi alcuni agenti, che hanno puntanto le armi. Così sono stati arrestati Lobel, il cameraman, l’interprete e l’autista. Tutta la strumentazione e il materiale raccolto è stato posto sotto sequestro.
I giornalisti sono rimasti in carcere per due giorni e rilasciati senza spiegazioni o accuse. Per Lobel si è trattato di un atto intimidatorio, per impedire che l’inchiesta arrivasse a parlare degli abusi di diritti umani sui lavoratori che si stanno occupando della costruzione delle nuove strutture in vista dei Mondiali del 2022. Lobel ha raccontato: “Ci hanno chiesto cosa abbiamo fatto e chi abbiamo incontrato, mostrandoci foto di tutti i nostri movimenti nel paese”.

L’INDAGINE DELLA FIFA. Intanto la Fifa ha annunciato di aver aperto un’inchiesta su quanto accaduto alla troupe inglese, anche perché non è la prima volta che un gruppo di giornalisti, che si occupa delle grandi opere in corso per i mondiali del Qatar, sia finito in manette: già a marzo 2015 era finito in carcere un giornalista tedesco che si trovava in loco per girare un documentario sulle malefatte Fifa e sulla condizione di schiavitù della manodopera migrante impegnata nella costruzione degli stadi. Anche lui è stato fermato dagli agenti mentre si trovava nella periferia di Doha, dove diversi lavoratori vivono. All’epoca per la sua liberazione era intervenuto anche l’ambasciatore tedesco.

CHI COSTRUISCE GLI STADI. A costruire edifici e nuovi stadi in vista dei Mondiali del 2022 sono quasi tutti lavoratori migranti, le cui condizioni di sfruttamento violerebbero i diritti umani. Il governo del Qatar ha recentemente dichiarato di aver fatto di tutto per migliorarle, concedendo anche degli alloggi a spese del governo. Ma da quanto si legge sul rapporto di Amnesty International, il problema sarebbe ben lontano dall’essere risolto e le violazioni sarebbero davvero gravi.
Il problema riguarda il sistema “kafala”: i lavoratori per poter rimanere in Qatar devono avere uno “sponsor” che tuteli la loro permanenza, incoraggiando il lavoro forzato e lo sfruttamento. “In due rapporti pubblicati lo scorso anno, Amnesty International aveva già messo in luce i metodi di sfruttamento del lavoro migrante, come ad esempio il ritardo nel versamento delle paghe, le condizioni di lavoro estenuanti e pericolose, la precarietà degli alloggi oltre a raccapriccianti testimonianze sul lavoro forzato e sulla violenza fisica e sessuale nei confronti delle lavoratrici domestiche” scrive l’ong in un comunicato.
In tutto nei cantieri sarebbero già morti più di mille operai, a causa delle condizioni climatiche e dei turni di lavoro massacranti. La denuncia è arrivata anche da i sindacati edili del nostro paese (FenealUil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil) che insieme a Bwi e alle Federazioni internazionale ed europea dell’edilizia, si sono impegnati in una campagna di sensibilizzazione sul tema. Spiegano le organizzazioni sindacali:

Nei cantieri dei Mondiali continua a scorrere sangue innocente nel più assordante silenzio, e fino al 2022 il totale delle vittime potrebbe superare quota 4mila. Le nostre lettere inviate mesi fa alla Figc e all’Aic non hanno avuto risposta, e nei giorni scorsi ne abbiamo inviata un’altra al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ed ai ministri Franceschini e Gentiloni. L’Italia non può assistere impotente a questo massacro, che rischia di trasformare una festa di sport come i Mondiali in una delle più grandi stragi di innocenti della storia

La campagna è stata lanciata e va avanti anche sui social network: gli hashtag lanciati sono #UnCalcioAllaSchiavitù.

Fonte: www.today.it

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