laura boldrini

“Entro questo mese di luglio la Dichiarazione” sui diritti e i doveri in Internet, elaborata da una apposita commissione presieduta dal giurista Stefano Rodotà, “dovrebbe assumere forma definitiva, per poi andare in Aula e diventare un atto di indirizzo che impegni il Governo a promuovere in tutte le sedi internazionali i principi contenuti nella Carta e a sostenere la necessità di definire una cornice per così dire ‘costituzionale’ a cui gli stati, se vorranno, potranno fare riferimento”. Lo ha annunciato la presidente della Camera Laura Boldrini, nel suo saluto introduttivo in occasione della presentazione alla Camera del rapporto annuale del Garante per le Comunicazioni. La commissione per i diritti e i doveri in Internet è nata a Montecitorio, ha spiegato Boldrini, “perché ci sembrava decisamente anacronistico che un fenomeno che ormai permea in maniera profondissima e irreversibile molti aspetti della nostra vita di ogni giorno continuasse ad essere ignorato in sede istituzionale. E avevamo ben chiaro quanto fosse superficiale ed ‘ideologicà la tesi secondo la quale bisogna astenersi da ogni intervento sulla Rete per non violarne la spontanea libertà. Tutti abbiamo capito da tempo che, se non ci sono regole, non c’è la libertà di tutti: c’è la regola del più forte. Che si tratti del più forte dal punto di vista politico: come alcuni Stati, anche Stati democratici, che del loro potere fanno uso talvolta assai spregiudicato. Oppure del più forte dal punto di vista economico, i cosiddetti ‘over the top’, che hanno cambiato in questi ultimi anni anche il mercato italiano, le scelte dei cittadini, le classifiche della raccolta pubblicitaria”.

Boldrini: il web spartiacque fra modernità e arretratezza


L’accessibilità della rete Internet è uno “spartiacque fra modernità e arretratezza”, ha detto Laura Boldrini, definendo l’importanza del tema del “digital divide”. “Il presidente Cardani – ha sottolineato – ci ricorderà tra poco quanti punti di Pil valga la digitalizzazione, secondo le stime dell’Unione europea, e quali siano i ritardi italiani nella realizzazione della banda larga e della banda ultralarga. A me, in termini assai meno specialistici, capita di parlare spesso di una fatidica curva nei pressi della casa della mia famiglia nelle Marche. Quella curva è, nella sua zona, un autentico spartiacque tra la modernità e l’arretratezza, tra lo sviluppo e la stagnazione. Perché prima della curva arriva Internet, dopo no. E così l’agriturismo che sta a valle può vedere crescere i suoi volumi di affari, mentre l’impresa simile che sta a monte è costretta a veder calare la clientela perché non può beneficiare di Internet: quando le persone chiamano per prenotare vogliono anche sapere se c’è il wi-fi”. “È a tutti chiaro – ha detto ancora la terza carica dello Stato – che questo è uno dei temi decisivi per far davvero ripartire il Paese. Ed è anche uno dei terreni cruciali sui quali il soggetto pubblico può assolvere ad un importante ruolo di stimolo e di traino, può essere fattore, appunto, di ‘coesione sociale’: sia per evitare che la modernizzazione tecnologica continui a lasciar fuori territori periferici o poco popolati, dove il privato trova scarsamente conveniente investire; sia per sviluppare un’opera di alfabetizzazione digitale – di giovani e meno giovani – che permetta a tutti, quale che sia il loro ceto sociale, di parlare questa nuova indispensabile lingua”, ha concluso Boldrini.

Boldrini: giornali in crisi, problema per la coesione sociale

“I dati riguardanti il mondo dell’informazione parlano di una crisi pesante, che si protrae da anni, in particolare per quotidiani e periodici”, ha sottolineato la presidente della Camera. “Ma forse a questa crisi – ha osservato – non diamo la necessaria rilevanza perché le notizie ci arrivano addosso da ogni dove, con i nuovi mezzi. Ci sembra di essere costantemente aggiornati, e dunque pensiamo di poter fare a meno dei mezzi di informazione più classici”. “A me pare invece – ha sottolineato ancora Boldrini – che il costante declino della diffusione dei giornali – dove il calo delle copie cartacee non è compensato dalla crescita della versione digitale – meriti qualche preoccupazione e qualche riflessione in più, proprio dal punto di vista della coesione sociale. I giornali non sono soltanto fornitori di notizie. Sono anche luoghi di formazione vera dell’opinione pubblica, spesso in modo più articolato di quanto non consentano i tempi e i toni del dibattito televisivo. E dunque mi rivolgo ad una platea che oggi vede riuniti qui tutti gli attori rilevanti del settore editoriale per chiedere se stiamo facendo tutto il possibile perché ai giornali di qualsiasi orientamento, intesi come strumento di crescita culturale e di vera cittadinanza, possano appassionarsi i ragazzi e le ragazze, i potenziali nuovi lettori che oggi mancano all’appello”.

Boldrini: scade contratto di servizio, parliamo della missione Rai


A giudizio della presidente della Camera, Laura Boldrini, la televisione “si conferma – a dispetto di certe analisi sbrigative e superficiali di qualche anno fa che ne avevano decretato l’imminente scomparsa – mezzo dalla diffusione ancora capillare, determinante nel dibattito pubblico, pur se chiamata ora a competere con i nuovi giganti del digitale”. Parlando a Montecitorio in occasione della presentazione della relazione annuale del Garante per le Comunicazioni, Boldrini ha ricordato che “sta completando il mandato l’attuale governo della Rai, al Senato si è avviata la discussione sulla riforma del servizio pubblico, e nei primi mesi del 2016 scadrà la concessione tra lo Stato e viale Mazzini. È il momento giusto, da molti punti di vista, per dirci quello che tutti noi vogliamo dal servizio pubblico”. “Ho sentito discutere abbastanza – ha detto ancora la terza carica dello Stato – del modello della cosiddetta governance, ma spero che nelle prossime settimane si allarghi il dibattito sui compiti, vecchi e nuovi, che alla Rai si pensa di assegnare. E torno al criterio-guida della coesione sociale: devono essere affidate o no, al servizio pubblico che verrà, missioni specifiche – ad esempio – sui temi della alfabetizzazione digitale, della cittadinanza, dell’inclusione culturale, della lotta alle diseguaglianze, della parità di genere? È una discussione dall’esito non scontato, che però non può più essere rinviata. Bisogna cogliere l’occasione per una nuova, diffusa, partecipata legittimazione del servizio pubblico, sulla base della quale – ha concluso – avviare anche l’azione di contrasto ad un’evasione del canone alta come in nessun altro Paese d’Europa”.

Fonte: Askanews

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