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I giornalisti Basma Mostafa e Mohamed El Sawi, fermati ieri mattina vicino piazza Tahrir, sono stati rimessi in libertà. La giornalista Basma Mostafa, che aveva intervistato la famiglia presso la quale erano stati trovati i documenti intestati a Giulio Regeni, era stata arrestata vicino piazza Tahrir. Lo aveva reso noto un tweet postato dal marito di Basma Mostafa. Insieme con Basma Mostafa, i servizi di sicurezza hanno arrestato anche i giornalisti Magdy Emara, Mohamed El Banna ed altri ancora, mentre camminavano vicino piazza Tahrir. Tra gli arrestati anche cinque aderenti al Partito Socialista Democratico e 12 dei 47 attivisti e giornalisti contro i quali il procuratore generale ha emesso ordini di cattura. Tra questi l’avvocato Malek Adli, Amr Badr e Mahmoud El Sakka, accusati di incitazione a manifestare, di aver pubblicato informazioni false e di tentativo di rovesciamento del regime al potere.

L’indagine avviata dalla stazione di Polizia dove sarebbe stato portato Regeni
Intanto il Guardian ha riferito che le autorità egiziane hanno aperto un’indagine a carico del capo dell’ufficio di corrispondenza dell’agenzia Reuters, Michael Georgy, dopo le rivelazioni di giovedì sul caso della scomparsa e uccisione di Giulio Regeni. Nella denuncia avviata dal responsabile della stazione di polizia di Azbakiya, la stessa dove l’agenzia ha riferito che il ricercatore italiano era stato portato dopo il suo arresto, si accusa la Reuters di avere pubblicato «notizie false che puntano a disturbare l’ordine pubblico» e di «diffondere indiscrezioni che danneggiano la reputazione dell’Egitto».

La Reuters aveva rivelato che il giovane era stato arrestato dalla polizia egiziana
Giovedì la Reuters, citando sei fonti di polizia e di intelligence aveva rivelato che il ricercatore italiano era stato arrestato dalla polizia egiziana la sera della sua scomparsa, il 25 gennaio, e poi trasferito in un compound gestito dai servizi di sicurezza interni. Il corpo senza vita di Regeni era stato ritrovato la sera del 4 febbraio. Sul cadavere del ricercatore italiano erano presenti evidenti segni di tortura. Il ministero degli Interni egiziano ha definito «infondate» le notizie pubblicate dall’agenzia, anticipando che le autorità «si riservavano il diritto di intraprendere azioni legali contro chi diffonde notizie false e illazioni». Lo stesso presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi, si era in precedenza scagliato contro la stampa, colpevole a suo giudizio di mettere in pericolo il Paese diffondendo «bugie e accuse».

Una giornalista egiziana: è un complotto, italiani al diavolo
Intanto all’emittente privata «Al Hadath al Youm», è andata in scena l’attacco all’Italia della presentatrice tv ed ex attrice Rania Yassen. L’omicidio di Giulio Regeni, ha detto, «non è certo l’unico caso al mondo» e l’attenzione internazionale che ha suscitato rappresenta «un complotto»: per questo il ricercatore italiano e i suoi connazionali possono «anche andare al diavolo». Il canale televisivo privato «Al Hadath al Youm» è stato lanciato il 5 febbraio 2016, due giorni dopo il ritrovamento del corpo del ricercatore italiano sopra un cavalcavia lungo una strada alla periferia del Cairo. Il proprietario è il parlamentare indipendente Mohamed Ismail.

Le Figaro: autorità egiziane sotto pressione
«Caso Regeni: le autorità egiziane sotto pressione», è il titolo di un articolo pubblicato oggi dal quotidiano Le Figaro. «Dopo l’Italia – prosegue il giornale – la Gran Bretagna e gli Stati Uniti esortano l’Egitto a chiarire le circostanze della morte del ricercatore italiano».

Boldrini: vogliamo la verità
«A tre mesi dalla sua scomparsa volevo ricordare Giulio Regeni e rilanciare l’impegno delle Istituzioni: non ci stancheremo mai di chiedere verità. Una democrazia non fa compromessi». Lo ha detto la Presidente della Camera, Laura Boldrini nell’orazione ufficiale in piazza Matteotti, a Genova, per le celebrazioni del 25 aprile. Ieri i genitori di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso in Egitto lo scorso gennaio, hanno partecipato al flash mob organizzato da Amnesty International Italia nel pomeriggio in piazza della Scala a Milano, per chiedere verità su quello che è accaduto. Paola e Claudio, a Milano per partecipare alla XXXI assemblea generale dell’associazione che lotta in difesa dei diritti umani, hanno preso la parola per ringraziare gli attivisti e i cittadini presenti.

Fonte: www.ilsole24ore.com

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