Le forze di sicurezza egiziane hanno impedito martedì sera a una delegazione di medici di entrare all’interno della sede del sindacato dei giornalisti del Cairo, riferisce l’Agi. Gli uffici erano stati teatro nei giorni scorsi di un blitz delle forze di sicurezza che aveva portato all’arresto di due giornalisti, Amr Badr e Mahmud al Saqqa, accusati di “incitazione alla violenza” in ordine alle manifestazioni contro l’accordo tra Egitto e Arabia Saudita sui confini marittimi.

Secondo il quotidiano al Masry al Youm, gli agenti hanno chiuso tutte le vie che conducono alla sede del sindacato della stampa, mentre un gruppo di giornalisti manifestava in via Abdel Khalif Tharwat per chiedere di rompere l’assedio e consentire ai sostenitori del sindacato di entrare negli uffici per aiutare chi è rimasto all’interno.

La procura generale egiziana, prosegue l’Agi, ha disposto martedì un “ordine di riservatezza” per l’arresto di Amr Badr e Mahmud al Saqqa. In precedenza la procura di Shobra al Khaima, uno dei maggiori distretti del Cairo, aveva ordinato 15 giorni di custodia cautelare per i due giornalisti, come annunciato sul suo profilo Facebook dall’avvocato Malek Adly.

“Badr e Saqqa rimarranno 15 giorni sotto custodia cautelare in base ad accuse false”, ha scritto Adly, confermando che nessuna delle accuse rivolte ai giornalisti è stata provata dalla procura di Shobra al Khaima. I due giornalisti Badr e Saqqa sono stati arrestati domenica sera durante il blitz delle forze di polizia egiziane nella sede del sindacato, nel centro del Cairo, a poche centinaia di metri da piazza Tahrir. Sono accusati di aver partecipato, il 25 aprile scorso, alle manifestazione per protestare contro l’accordo tra l’Egitto e l’Arabia Saudita sui confini marittimi e sul trasferimento della sovranita’ delle isole di Tiran e Sanafir a Riad.

Un gruppo di manifestanti filogovernativi ha aggredito, poi, i giornalisti riuniti davanti alla sede del Sindacato della stampa nel centro del Cairo. Lo hanno riferito ad Agenzia Nova i giornalisti Mahmud Reda e Mustafa Farghaly, presenti al sit-in dei giornalisti per protestare contro il blitz delle forze dell’ordine avvenuto domenica scorsa. La notizia è confermata anche da Khaled Dawood, giornalista del quotidiano egiziano ‘Al Ahram’ e membro del partito liberale Dustur, il quale sul suo profilo Facebook ha scritto: “E’ evidente che il ministero dell’Interno ha cercato di attaccare i giornalisti mediante questi ex criminali che, protetti e condotti sul posto dalle forze di sicurezza, hanno assaltato la sede del sindacato, lanciando pietre e bottiglie”.

“La manifestazione di questi teppisti si è svolta in concomitanza con la riunione dei giornalisti, organizzata per discutere dell’irruzione fatta dalle forze di sicurezza nella loro sede domenica scorsa”, ha aggiunto Dawood.

Ed è polemica, intanto, riferisce l’Agi, per l’ordine di riservatezza emanato ieri dalla procura generale egiziana sull’arresto dei giornalisti Amr Badr e Mahmud al Saqqa e sul blitz della polizia avvenuta domenica scorsa, primo maggio, nella sede del Sindacato della stampa. A poche ore dalla sessione dell’assemblea generale dell’organizzazione dei giornalista, prevista per l’una di oggi, alcuni esponenti della stampa hanno invitato a non rispettare l’ordine di “censura” annunciato ieri dai procuratori attraverso un comunicato.

“Chiedo al Sindacato di respingere il silenzio stampa della magistratura e di prendere una decisione unitaria contro questo bavaglio ingiusto”, ha detto il caporedattore del quotidiano “Al Masry el Youm” Omar al Hadi.

Sui social network è stato lanciato l’hashtag “#Journalism_not_a_crime”, mentre l’attivista per i diritti umani e avvocato Gamal Eid ha chiesto la rimozione del procuratore generale, Nabil Sadeq, dopo lo “scandalo” della mail inviata “per errore” dal ministero dell’Interno, in cui emergerebbero complicità tra magistratura e governo contro il Sindacato dei giornalisti anche in merito al caso Regeni.

Fonte: www.primaonline.it

Fonte foto: Al-Ahram

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