il velino

La vicenda dei giornalisti dell’agenzia di stampa Il Velino sembra un film di Ken Loach: Il pane e le rose. Parola del segretario dell’Associazione Stampa Romana, Lazzaro Pappagallo. «Il titolo – spiega – richiamava la combinazione tra necessità e diritti, tra bisogni e speranze. Il pane di molti colleghi è invece pieno di spine. A confezionare questi panini editori senza scrupoli e senza morale».

L’agenzia di stampa Il Velino, o meglio Agv News, «continua imperterrita – incalza Pappagallo – a “sperimentare” sulla pelle e sulla dignità dei colleghi. Dopo una lunga battaglia legale davanti ai giudici amministrativi avrebbe ripreso i soldi pubblici delle convenzioni della presidenza del Consiglio con le agenzie se il dipartimento dell’Editoria non avesse scoperto che l’azienda non aveva pagato una cartella esattoriale, segnalando il caso all’autorità Anticorruzione. Inanellando stati di crisi, succhia da anni danaro pubblico, sfruttando gli ammortizzatori sociali che tutti paghiamo con le tasse».

E a farne le spese sono i lavoratori. Pappagallo prosegue: «Luca Simoni (l’editore del Velino, ndr), non pago di incassare in entrata e in uscita prebende pubbliche, ha voluto nel nuovo ennesimo stato di crisi incassare i vantaggi del jobs act proponendo ai capi servizio, otto, di demansionarsi, applicando per la prima volta nel nostro settore e nelle relative procedure sindacali e di legge la nuova legge sul lavoro. L’azienda voleva la firma del sindacato sui demansionamenti di gruppo definitivi in cambio di una cassa integrazione al 65% per cinque mesi. In pratica il demansionato lavora una settimana su tre».

Proposta che Stampa Romana e il Comitato di redazione si sono rifiutati di sottoscrivere. «La maggioranza dei colleghi capiservizio non ha accettato e resta in cassa a zero ore come il collega caporedattore», si legge ancora nella nota del segretario dell’Associazione regionale. Che poi rileva: «Il modello produttivo nel quale tutti i colleghi scrivono e nessuno coordina è così vincente che il fatturato del Velino derivante da abbonamenti privati si è dimezzato. Ma tant’è. Così va il mondo con questa legislazione. A nulla vale che il Velino sia stato condannato per comportamento antisindacale per aver bypassato uno sciopero compatto della redazione, usando illegalmente i service regionali e una collega non contrattualizzata con l’editore per produrre lanci. La Fieg, cui Agv News è iscritta, assiste impassibile. Chissà che il Velino non sia terra di ulteriori sperimentazioni per destrutturare completamente un mercato del lavoro in grave affanno, comprimendo diritti e paghe dei colleghi».

A questo punto la speranza del segretario di Stampa Romana è che «il ministero del Lavoro e lo Stato mettano fine a questo scempio di regole e buon senso. Ci conforta – conclude Pappagallo – la dignità dei colleghi coinvolti. Nonostante tutto, pur in presenza di strade diverse, umanamente comprensibili, hanno dato una prova di cosa significhi condividere un percorso, anche se accidentato e pieno di buche, di cosa significhi anche oggi la parola collega. Cum legare cioè stare insieme».

«Si tratta di una vicenda vergognosa – commenta il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso – perché è inammissibile pensare di poter fare impresa scaricandone il rischio e i costi connessi sui lavoratori, sugli enti della categoria e sulle istituzioni pubbliche. Il caso del Velino deve spingere ad una profonda riflessione e all’immediata revisione, in termini più rigorosi e stringenti, dei criteri di assegnazione del sostegno pubblico alle agenzie di stampa».

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