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Cari colleghi,
l’esplosione dello scandalo Facebook-Cambridge Analytica sta mettendo a soqquadro l’intero scacchiere istituzionale e mediatico, a livello planetario. Nuovi poteri sono entrati sulla scena e stanno minacciando direttamente le forme e i contenuti dell’informazione, creando forme surrettizie di interferenza nei processi di libera determinazione delle opinioni.
In questo scenario i giornalisti sono in prima fila. Sia come bersagli e obbiettivi di chi vuole distorcere il flusso delle informazioni, sia perché stanno dimostrando come, proprio nel nuovo mondo della rete, il protagonismo dell’informazione consapevole, critica e documentata rimane un saldo riferimento per chiunque voglia salvaguardare l’idea stessa di Libertà. Mi rivolgo a tutti voi perché credo che proprio su questi temi il vostro ordine professionale abbia dato una testimonianza di cosa voglia dire essere e vivere da giornalisti.
Da mesi siamo impegnati in un confronto con soggetti istituzionali e professionali per affermare la necessità di maggiore trasparenza e consapevolezza nella formazione, e gestione dei dati e dei data base. Siamo stati fra i primi a porre con forza il tema della trasparenza e tracciabilità dei data base e dell’idea che oggi la potenza dei sistemi predittivi debba essere uno spazio pubblico. Esattamente quanto sta emergendo dalle indagini internazionali. Nessuno può contrabbandare il commercio di dati per attività di comunicazione, o ancora peggio, di giornalismo senza giornalisti.
Nella tradizionale conferenza di fine anno, in occasione dell’intervento del presidente del Consiglio Gentiloni, come presidente dell’Ordine, sintetizzando l’impegno delle settimane precedenti, ho avuto modo di dichiarare che “Come giornalisti che vogliono essere parte del cambiamento, trasferendo nel nuovo mondo digitale quel corredo di valori e di garanzie civili che ha reso la stampa cane da guardia della democrazia chiediamo a chi guida questo Paese di continuare ad assicurare autonomia alle istituzioni e a ogni singolo cittadino, agendo perché siano resi trasparenti, accessibili e condivisibili i data base dove attingere elementi delle identità di noi tutti, per azioni di promozione o propaganda elettorale. Non possiamo abdicare dinanzi ai nuovi giganti del calcolo, così come lo scarpinare del giornalista non può arrendersi all’informazione guidata dagli algoritmi. L’ordine dei giornalisti auspicando un’alleanza di poteri e di saperi vuole essere in prima fila per concorrere ad una vera nuova cultura etica del calcolo, che renda come diceva un grande italiano e giornalista come Adriano Olivetti, l’informatica una tecnologia di libertà.”
Questa prospettiva oggi è la base di un rilancio della nostra missione professionale, che vede i giornalisti presidio e titolari di un’idea di libertà moderna e competitiva ma non negoziabile nel suo elemento essenziale: nessun potere può permettersi in ragione del suo patrimonio o delle sue ambizioni, di sovrapporsi e sostituirsi al libero gioco dei fatti e delle opinioni. Gli algoritmi sono straordinarie risorse che noi sappiamo e possiamo usare per incrementare l’efficacia e la condivisione dell’informazione.
Per questo nei prossimi mesi il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti proporrà, con l’autorevole collaborazione del collega Michele Mezza,  un progetto di formazione e adeguamento continuo della nostra cultura professionale lanciando una sfida a tutti i soggetti dell’ecosfera. Editori, pubblicità, sistemi tecnologici, mondo della ricerca, istituzioni e sistema politico. Vogliamo nel nuovo mondo del calcolo riproporre un modello di valori e di diritti che renda l’innovazione un fenomeno di promozione sociale e non una scorciatoia di puro accaparramento di risiera e spazi di mercato. Siamo in campo e proprio facendo i giornalisti saremo strumenti e occasioni di innovazione e democrazia.
Tutti insieme. Sempre.
Carlo Verna
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