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Nel 2014 lavoro autonomo al 64,6% e reddito zero per 4 giornalisti ‘’freelance’’ su 10.

Sono i dati più rilevanti segnalati dal Rapporto annuale sulla professione giornalistica a cura di Lsdi, che verrà presentato ufficialmente la mattina del 12 gennaio prossimo nel salone della Fnsi, a Roma.

“Il processo di progressiva contrazione del lavoro dipendente e la parallela crescita del peso del lavoro autonomo – osserva fra l’altro il Rapporto, giunto alla sesta edizione – continuano ad essere i tratti salienti dell’evoluzione della professione in Italia, come mostrano i dati dell’Inpgi e degli altri istituti di categoria relativi al 2014″.

“Un altro anno di profondo malessere – prosegue lo studio – che ha visto acutizzarsi la crisi della professione e dei suoi organismi e indebolirsi ulteriormente il ruolo di polarizzazione dei media tradizionali nel campo del lavoro subordinato”.

I dati su cui si basano le analisi che da qualche anno stiamo producendo sono esclusivamente quantitativi e quindi non permettono di analizzare appieno le trasformazioni qualitative che in questi anni hanno caratterizzato la professione e che richiederebbero un approccio diverso.
E’ auspicabile che gli istituti di categoria della professione – Fnsi, Inpgi, Casagit, Ordine e Fondo Complementare – mettano in campo un lavoro di analisi comune su questo piano, partendo semmai da una serie di spunti che già sono stati rilevati.
Ci riferiamo in particolare ad una parte degli elementi raccolti dall’Osservatorio sul giornalismo messo a punto dall’Agcom, che ha prodotto recentemente un ampio Rapporto – “Indagine conoscitiva su informazione e internet in Italia. Modelli di business, consumi, professioni” – e ai primi approcci del gruppo di lavoro “Giornalismi” dell’Ordine dei giornalisti (vedi il Rapporto “Nelle redazioni domina ancora la carta, ma la talpa del cambiamento sta scavando”).
Per quanto riguarda l’Agcom, in particolare, la ricerca ha cercato di “delineare alcune tendenze in  atto, con particolare riferimento agli effetti prodotti dalla pervasiva diffusione degli strumenti digitali. Nuovi modi di comunicare, nuovi modelli organizzativi e la necessità di rispondere ai mutati bisogni di informazione hanno avuto effetti dirompenti su cosa significa oggi essere giornalista”.
Tra le altre cose, il Rapporto ha ricostruito un quadro interessante delle attività svolte regolarmente dal campione che ha partecipato alla ricerca (2.300 giornalisti), la corrispondenza fra studi e argomenti trattati, gli strumenti e le fonti maggiormente utilizzate, il processo di verifica delle informazioni e il rapporto fra motivazione e retribuzione, oltre ad altri aspetti extra-economici associati alla soddisfazione per il lavoro.
In quanto alla ricerca del Consiglio nazionale dell’ Ordine, è in corso la seconda parte del lavoro, che verrà presentata nelle prossime settimane.

All’incontro (Fnsi – Corso Vittorio Emanuele 349 – Roma, ore 11) interverranno fra gli altri Beppe Giulietti e Raffaele Lorusso, presidente e segretario generale della Federazione della stampa, e i presidenti di Inpgi, Ordine e Casagit: Andrea Camporese, Enzo Iacopino e Daniele Cerrato.

Che ne dite colleghi freelance potrebbe essere un buon momento per raccogliere firme per la petizione e magari invitare anche qualcuno del Governo a prendere atto ufficialmente del problemino?

Fonte: www.lsdi.it

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