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L’Italia perde quattro posizioni nella classifica di Reporters sans Frontieres sulla libertà di stampa nel 2015, scendendo dal 73/o posto del 2014 al 77/o (su un totale di 180 Paesi). Fra i motivi che – secondo l’organizzazione con base in Francia – pesano sul peggioramento, il fatto che “fra i 30 e i 50 giornalisti” sarebbero sotto protezione della polizia per minacce di morte o intimidazioni. Citati anche “procedimenti giudiziari” per i giornalisti che hanno scritto sullo scandalo Vatileaks.

La libertà di stampa è regredita in tutte le regioni del mondo nel 2015, specialmente nelle Americhe  per la prima volta superate dall’Africa: lo riferisce Reporter senza frontiere nella sua classifica per il 2015, pubblicata oggi. L’Italia, che si trova al 77esimo posto, avendo perso quattro posizioni rispetto all’anno precedente, è davanti al Benin e alla Guinea Bissau e dietro la Moldova. Il Paese più virtuoso è la Finlandia, seguita sul podio da Olanda e Norvegia. La classifica è chiusa da Vietnam (175), Cina (176), Siria (177), Turkmenistan (178), Corea del Nord (179) ed Eritrea (180).

“Tutti gli indicatori della classifica testimoniano un regresso. Molte autorità pubbliche stanno cercando di riprendere il controllo del loro Paese, temendo grandi aperture del dibattito pubblico”, ha commentato Christophe Deloire, segretario generale di Rsf. Se la situazione si è aggravata in tutte le aree geografiche, il continente americano – in particolare – ha fatto registrare un grande passo indietro soprattutto a causa dell’uccisione di numerosi giornalisti nell’America centrale.

In America Latina, “la violenza istituzionale (in Venezuela, 139esimo, ed Ecuador, 109) e quella del crimine organizzato (Honduras, 137), l’impunità (Colombia, 134), la corruzione (Brasile, 104), la concentrazione dei media (Argentina, 54) rappresentano i principali ostacoli alla libertà di stampa”, ha spiegato Reporter senza frontiere. In America del Nord, gli Stati uniti (41) soffrono invece la cyber-sorveglianza e il Canada – che perde dieci posizioni, al 18esimo posto – ha visto la sua situazione degradarsi “durante la fine del mandato dell’ex primo ministro Stephen Harper”. E così le Americhe sono finite dietro l’Africa, anche se la zona dell’Africa del Nord e del Medio Oriente resta la regione del mondo in cui i giornalisti sono “più sottoposti a pressioni di ogni sorta”. In alcuni paesi in crisi, come Iraq (158), Libia (164) e Yemen (170), “esercitare la professione di giornalista denota coraggio”, ha sottolineato Rsf, che ha accolto con favore il miglioramento della situazione in Tunisia (96esima, dopo aver guadagnato trenta posizioni), dove si registra “un consolidamento degli effetti positivi della rivoluzione”.

Fonte: Ansa

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