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Quotidiani al minimo storico, periodici in crisi nera, i giornali di carta uccisi da Internet ma anche da editori incapaci, e perfino dalle Poste che tagliano le agevolazioni e consegnano tardi e male. E’ la fotografia impietosa scattata dall’inchiesta scritta a quattro mani da Pier Luca Santoro, project manager del sito DataMediaHub, e dal collega Paolo Pozzi per il trimestrale dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, “New Tabloid”, di cui Pozzi è coordinatore, e pubblicata con il titolo “Non solo il web uccide i giornali”. L’inchiesta, corredata da una serie di dati e tabelle, spiega i motivi della débacle dei giornali italiani analizzando i vari aspetti della nostra industria editoriale: dalle inefficienze della filiera distributiva tradizionale, alla pubblicità, al crollo delle vendite, passando per l’inconsistenza degli abbonamenti e delle copie digitali multiple.

I numeri dell’editoria e la crisi della carta.
In Italia gli editori cartacei attivi iscritti al Registro operatori della comunicazione (Roc) risultato essere 8.603, a cui si aggiungono 2.455 editori elettronici. La diffusione media giornaliera dei quotidiani cartacei, nel 2014, è stata di 3,2 milioni di copie. Erano 3.990.573 nel 2012 (meno 6,6% rispetto al 2011) e 3,6 milioni nel 2013 (meno 12%). E il crollo continua. Negli ultimi mesi dell’anno scorso e nei primi di quest’anno la diffusione è scesa ancora e siamo sotto i 3 milioni di copi vendute. Se si pensa che all’inizio del secolo scorso si diffondevano sei milioni di copie, quando c’erano quattro giornali in croce che chiudevano alle cinque del pomeriggio, si stampavano col piombo e venivano distribuiti con treni e corriere a una popolazione ancora largamente analfabeta, c’è da trasalire.

Il web non compensa il crollo delle vendite
Anche perché l’avvento del web e del digitale non è che abbia compensato più di tanto il crollo della diffusione cartacee. Le copie digitali diffuse nel 2014, infatti, sono state 537.775 (erano 229mila nel 2013) e pur se in crescita consistente e costante non coprono che in minima parte il calo delle vendite in edicola.

La graduatoria dei quotidiani più venduti
La diffusione media dei quotidiani nel 2014 risulta essere stata la seguente: Corriere della Sera, 311mila copie, Repubblica 284mila, Gazzetta sport 200, La Stampa 188, Sole 181, Messaggero 129, Qutidiano nazionale (Carlino, Nazione) 114mila, Avvenire 111, Corriere Sport Stadio 100, il Giornale 91, Libero 53, Il Mattino 44, Il Fatto Quotidiani 38, La Gazzetta Parma 32mila.

Il Corsera guida la classifica dei primi 15 nel 2013 e 2014
Di seguito, i primi 15 quotidiani per diffusione cartacea nel 2014 (tra parentesi i dati del 2013). Corriere della Sera 335.365 (386.880), Repubblica 305.627 (351.832), Gazzetta dello Sport 222.145 (238.832), La Stampa 202.890 (225.975), Il Sole 24 Ore 183.592 (212.737), Il Messaggero 137.546 (150.789), Corriere dello Sport 120.787 (141.252), QN-Resto del Carlino 118.595 (126.472), Avvenire 108.999 (107.983), Il Giornale 97.657 (116.325), QN-La Nazione 93.838 (102.639), Tuttosport 67.920 (75.920), Il Gazzettino di Venezia 64.732 (69.091), Libero 63.053 (86.809), Il Tirreno 54.651 (59.578).

Vent’anni fa, nel 1995, in Italia la diffusione media dei 6 principali quotidiani era la seguente: Corriere della Sera 739.118 copie, Repubblica 567.538, Gazzetta dello sport 421.167, La Stampa 419.674, il Sole 24 Ore 345.643, il Messaggero 250.892.

Il Sole in testa per diffusione digitale
Di seguito i dati della vendita digitale dei quotidiani sempre nel 2014 (tra parentesi il 2013). Sul web in testa c’è il Sole 24 Ore con 183.719 copie (85.808). Seguono: Corriere della Sera 88.097 (71.382), La Repubblica 65.817 (51.838), Italia Oggi 21.946 (7.892), La Stampa 20.471 (7.529), La Gazzetta dello Sport 17.157 (18.420), Il Fatto Quotidiano 12.331 (11.833), L’Unione Sarda 7.958 (7.177), Il Messaggero 7.702 (3.774), l’Avvenire 5.283 (1.264), Il Gazzettino 3.498 (6.292), QN-Resto del Carlino 3.371 (1.138), Il Mattino 2.757 (2.053), QN-La Nazione 2.421 (1.010), Il Giornale 2.239 (1.918).

In Italia pochi abbonamenti e rese al 31%, al contrario dell’Europa
Le vendite, rispetto alla tiratura, sono pari al 60%, a cui si aggiunge un 6% di copie in abbonamento e 3% tra copie gratuite e altre forme promozionali. La percentuale di resa è quindi del 31%. Questo significa che in Italia più di un milione di copie di quotidiani di carta all’anno va al macero. Una situazione molto diversa da altri paesi europei. In Francia, ad esempio, la quota di abbonamenti arriva al 46%, mentre le vendite in edicola sono “solo” del 26% e le rese appena del 14%. In Belgio gli abbonamenti sono addirittura il 68,3% delle vendite, nel regno Unito solo il 21,9%, in Germania il 47%, in Canada l’88%, in Svezia il 91% e in Finlandia il 95%.

Calate anche le rotative: ora sono 114
Gli stabilimenti di stampa attivi in Italia sono 66 (erano 92 nel 2011) con 114 rotative installate (erano 152 nel 2011) e una capacità produttiva pari a 3.880.000 giri/cilindro all’ora (4.660.ooo nel 2011).

La stima, molto generosa, dei lettori
Si calcola che i lettori di quotidiani in un giorno medio siano 19.351.000, pari al 42% della popolazione italiana adulta (erano 22milioni e 500mila nel 2012), il che equivale, grosso modo, a una stima di 6 lettori per quotidiano. Che poi, in concreto, significa che 6 persone darebbero una letta, o un’occhiata, almeno ai titoli delle prime pagine e alle prime righe dei pezzi principali di un quotidiano.

Nella top ten dei quotidiani più letti c’è la Gazzetta sport (stima di 3,6 milioni di lettori), seguita da Corsera e Repubblica (2,5milioni), Corriere dello Sport (1,5 milioni), La Stampa (1,4), Qn (1,2), Messaggero (1,1), Il Sole 24 Ore e Tuttosport (attorno ai 900mila lettori ciascuno), Metro (850mila), Giornale, Gazzettino e Gazzetta del Mezzogiorno (circa mezzo milione), Il Fatto e Il Secolo XIX (400mila), l’Avvenire e il Manifesto (con trecentomila lettori).

Il pesante calo della pubblicità
Il mercato pubblicitario complessivo è stimato dall’inchiesta in 6 miliardi 201 milioni e 302mila euro per il 2014 (era 6 miliardi e 359 milioni nel 2013), con un calo del 2,5% rispetto all’anno precedente e di ben il 14% rispetto al 2012 (quando il fatturato era stato di 7,3 miliardi). Di questa torta, ai quotidiani vanno 810milioni e 498mila euro (fatturato 2014), con un calo del 17,5% rispetto al 2012. Il 56% del mercato pubblicitario va invece alla televisione. Sul totale, i quotidiani raccolgono quindi una quota del 16%.

E la pubblicità cala perfino su Internet
La pubblicità sui quotidiani è passata da 1,8 miliardi del 2008 a 810 milioni nel 2014 (meno 55,4%), quella dei periodici da 1,2 miliardi a 494 milioni (meno 59,8%). Più contenuto il calo pubblicitario delle Tv, passato dai 4,8 miliardi del 2008 ai 3,5 del 2014 (meno 27,6%). Quello delle radio è calato del 26,7% (da 472 a 346 milioni). E il dato che fa impressione è che è calata anche la pubblicità su Internet, passando da 556 milioni del 2008 ai 474 del 2014 (meno 14,7%).

Anche le Poste contro i giornali di carta
I ricavi per le spedizioni postali nel 2013 sono stati pari a 128milioni di euro, pari a ben l’8,8% dei ricavi di Poste italiane (erano 148,8milioni nel 2012). Mentre il volume delle spedizioni è stato, sempre nel 2013, pari a 478,7 milioni (531 nel 2012) pari al 23,3% dei volumi trattati dalle Poste. Anche le Poste hanno contribuito alla crisi dei giornali di carta con il taglio delle agevolazioni alla spedizione, e ora pare che abbiano proposto di distribuire un giorno sì e uno no.

Link:

http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=78359&typeb=0&dossier-sulla-crisi-dell-editoria-crollano-carta-e-pubblicita-cresce-poco-il-web

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