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Wall Street Journal e Financial Times puntano sulla figura del project manager per ottimizzare il flusso di lavoro all’interno della redazione e organizzare l’uso del tempo e delle risorse in maniera più razionale di quanto essa non sia portata a fare in autonomia.

“Chi produce contenuti è portato a focalizzarsi sul perché fare quella determinata cosa e a ricercare gli strumenti necessari per ottenerla”, spiega a Journalism.co.uk Katharine Bailey, project manager del Wsj. Mentre “lo scopo di un project manager è quello di accertarsi che un determinato progetto sia eseguito dal principio alla fine, in tempi utili e senza generare intoppi, ricorrendo esclusivamente alle risorse messe a budget per esso”. Un product manager, insomma, spiega Bailey, è più portato a visualizzare “l’intero ciclo di vita” di un contenuto editoriale prodotto e come esso si inserisce nel contesto di lavoro.

Per fare un esempio, spiega Bailey, se una storia necessita di una infografica per essere raccontata meglio, saranno i grafici a realizzarla. Ma a stabilire se quella infografica possa essere nuovamente utile in futuro, a chi e come renderla facilmente accessibile, questo è compito del project manager.

Robin Kwong, project manager del Financial Times, ha un passato da reporter e data journalist e per un po’ di tempo a ricoperto entrambi i ruoli. Ma oggi si occupa di stabilire come un contenuto possa attraversare i molteplici desk di cui è composta la redazione del Times. “Per esempio, se un giorno abbiamo tra le mani una notizia di rilevanza globale, il giorno successivo dobbiamo poter valutare come possa impattare ancora con un secondo articolo e questo è compito del project manager”.

Compito di Kwong è anche quello di analizzare il ciclo di vita della notizia sui diversi mezzi di comunicazione, una volta che è stata data.

Fonte: www.primaonline.it

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