È morto a Milano, a 94 anni, Giorgio Forattini, uno dei più grandi vignettisti italiani del Novecento, iscritto al nostro ordine regionale. Tutto il Consiglio lo ricorda per la sua brillante matita. Per decenni, ha raccontato con ironia, ferocia e talento la politica italiana, trasformando i protagonisti della Prima e della Seconda Repubblica in icone grafiche scolpite nella memoria collettiva. Nessuno come lui è riuscito a rendere la vignetta una forma d’opinione capace di incidere quanto — e talvolta più — di un editoriale.
Dalla vignetta di Craxi in divisa da Mussolini a Spadolini nudo, da De Mita con la coppola a Prodi in tonaca da prete, da Veltroni trasformato in bruco a Renzi-Pinocchio, Forattini colpiva tutti con lo stesso sarcasmo. Celebre anche la sua immagine della Sicilia a forma di coccodrillo dopo la strage di Capaci, simbolo dell’Italia ferita dalla mafia. In più di quarant’anni di lavoro e oltre quattordicimila vignette, la sua satira è rimasta una lente implacabile sul potere, capace di far ridere e riflettere insieme. Tale resterà.
Addio Giorgio.