Addio a Furio Focolari, voce dello sport italiano

foto Corriere dello sport

È morto a 78 anni Furio Focolari, giornalista sportivo tra i più riconoscibili e amati. Da tempo malato di Sla, lascia un grande vuoto nel mondo del racconto sportivo e nella memoria di chi lo ha seguito e conosciuto.

Nato a Roma nel 1947, Focolari è stato un cronista poliedrico, capace di raccontare ogni disciplina con competenza e passione. Memorabili le sue telecronache di sci, che hanno accompagnato i trionfi di Alberto Tomba, così come le sue cronache calcistiche, sempre intrise di competenza, ironia e partecipazione.

Focolari non è stato soltanto un giornalista, ma un uomo profondamente legato alle sue radici: la lazialità genuina che rivendicava con orgoglio e le origini sabine di Pozzaglia, che non ha mai dimenticato.

Indimenticabili resteranno le sue cronache, vibranti e coinvolgenti, capaci di trasmettere amore per lo sport e verità in ogni parola. Con lui se ne va una voce unica, che resterà nel cuore di chi lo ha ascoltato e di chi ha condiviso con lui la passione per lo sport e per la vita.

Pubblichiamo il ricordo di Franco Melli, collega e amico di Furio Focolari

di Franco Melli

“Questa è la storia di una grande antipatia che, nel corso degli anni, si è trasformata in una profonda simpatia e in altrettanta stima. Parlo del mio rapporto con Furio Focolari, scomparso dopo indicibili sofferenze a 78 anni. Lui era uno sportivo come nessun altro. Non solo cronista, non solo spettatore: praticava lo sport. Sciava benissimo, al punto da poter essere considerato un istruttore per noi goffi giornalisti che lo seguivamo nel rituale appuntamento primaverile in Badia. Pedalava altrettanto bene: anche dopo i 60 e i 70 anni era capace di percorrere in bicicletta la lunga distanza che separa la sua abitazione, nei pressi dello stadio Olimpico, da Pozzaglia, il suo paese natale in Sabina.
Figlio d’arte e innamorato della propria famiglia, aveva percorso velocemente le tappe più importanti nella carta stampata per poi approdare alla Rai, dove con pieno merito si era cimentato in tante discipline. Ma in questo momento di dolore mi interessa di più riannodare i ricordi delle polemiche che ci caratterizzavano a Radio Radio, quando pensavamo che la giovinezza fosse destinata a non finire mai. Poi, via via, alla malinconia si è mescolata un’inevitabile saggezza e, soprattutto, abbiamo cominciato a conoscerci meglio.
Certi affetti nascono così: proprio quando non te l’aspetti, e vanno a sfiorare intese indimenticabili. Furio era un appassionato della vita, e il suo inaspettato declino mi ha fatto molto male. Mi restano i suoi esempi di schietta umanità e di generoso altruismo nei confronti di chiunque, in particolar modo dei ragazzi che intendono addentrarsi nel nostro mestiere.
La sua competenza, riversata particolarmente nel calcio negli ultimi vent’anni, mi pare difficilmente replicabile. È stato il più bravo e il più giusto di noi. Che gli sia lieve la terra”.