Giorno Memoria: giornalisti e comunità ebraica contro odio

Restare vigili contro la diffusione dei messaggi d’odio e la recrudescenza di fenomeni che richiamano fascismo e nazismo. Lo chiedono la comunità ebraica di Roma, attraverso la sua presidente Ruth Dereghello e i rappresentanti dei giornalisti (Federazione nazionale della Stampa italiana, Usigrai, Articolo 21 Ordine dei giornalisti, e alcuni dei cronisti minacciati dai neofascisti) protagonisti dell’incontro pubblico organizzato oggi alla Fondazione del Museo della Shoah, alla vigilia del Giorno della Memoria. “Stiamo vivendo un momento complicato e difficile in cui sembra che ci vogliano zittire un’altra volta, censurare con quei meccanismi che pensavamo di aver cancellato, lo si fa anche con aggressioni fisiche, con riproposizioni di slogan, ovazioni nei cimiteri dove si osannano persone che hanno avuto la colpa di professare odio – dice Ruth Dureghello -. E’ bene che ci si svegli. Dobbiamo essere attenti, accorti e soprattutto attivi. Non rinunciare al nostro impegno, a ciò che siamo, al nostro bisogno di libertà e democrazia. Lo dobbiamo a tutti quelli che non ci sono più ma soprattutto a noi stessi, alla nostra coerenza, a ciò che vogliamo lasciare come segno”. Un impegno che deve passare anche attraverso il dialogo e l’interazione con i giovani, sottolineano il presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia e il segretario del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti Guido D’Ubaldo. “Oggi c’è la convinzione sbagliata in alcuni che tutto possa essere lecito e accettato, in un Paese con una Costituzione antifascista e antirazzista, si tende a far passare come folklore quello che come folklore non è. Ci sono colleghi che sono stati colpiti, proprio per la denuncia della recrudescenza di un fenomeno da parte di gruppi che pensano di potere riportare in auge un’ideologia che è l’incarnazione del male assoluto – ribadisce Raffaele Lorusso. “In Italia in questo momento 19 colleghi vivono sotto scorta perché minacciati dalle mafie. Noi non cogliamo la stessa attenzione verso i colleghi che subiscono minacce da parte di gruppi neofascisti e neonazisti. Non vorremmo che da parte del Viminale ci fosse una sottovalutazione”. Per Giuseppe Giulietti, presidente della Fnsi “dobbiamo essere le scorte mediatiche non solo dei colleghi ma anche dei luoghi minacciati. Quando comincia a riemergere la violenza devi scattare. Ieri mi sono vergognato per il rapporto del Consiglio d”Europa secondo cui in Italia ci sono politici che usano un linguaggio d’odio”. In questa sala, ricorda, “ci sono anche cronisti minacciati da neofascisti e neonazisti, da chi odia la costituzione antifascista e antirazzista, da chi odia, per riprendere le parole del Papa, i ponti”. Paola Spadari, presidente dell’Odg del Lazio ha ricordato che “i giornalisti del Lazio hanno un triste primato, quello delle minacce ricevute, oltre il 40%. E’ un fatto molto grave ma anche il segnale che abbiamo fatto il nostro lavoro”. A concludere l’incontro è stato Furio Colombo, che collegandosi all’attualità, dalla chiusura sui migranti a un certo linguaggio politico, legge richiami con il passato: “Stiamo parlando con la Shoah di fronte a noi, con davanti agli occhi la presenza del male che è stato fatto da umanità a umanità. Avevamo la coscienza che questo male avrebbe potuto ripetersi se non fossimo stati in guardia. Ci siamo accorti che non siamo stati in guardia affatto”.

Fonte: Ansa.