«Ha formato la coscienza civile e accompagnato la passione politica di tanti cittadini. Porteremo con noi la sua umanità e la sua professionalità». Il direttore …
«Ha formato la coscienza civile e accompagnato la passione politica di tanti cittadini. Porteremo con noi la sua umanità e la sua professionalità». Il direttore di Radio Radicale, Alessio Falconio, ha aperto con questo ricordo di Massimo Bordin la conferenza stampa convocata nella sede della Fnsi per chiedere di non spegnere la voce dell’emittente, a rischio chiusura a seguito della decisione del governo di non rinnovare la convenzione fra l’emittente e il ministero dello Sviluppo Economico. «Ancora stamattina in parlamento è stata ricordata la figura di Bordin e ribadito l’appello al governo a non tagliare i fondi a Radio Radicale. Il 20 maggio scadrà la convenzione e il sottosegretario Crimi, parlando anche a nome del Mise ha detto che non verrà né prorogata né rinnovata. A Palazzo Madama non hanno voluto calendarizzare una mozione in favore di Radio Radicale», ha spiegato Falconio. C’è però, ha proseguito, «un fronte in parlamento che si è schierato per la sopravvivenza dell’emittente. Anche la presidente del Senato ha auspicato che la radio sopravviva. Alcuni consigli regionali hanno approvato mozioni in favore di Radio Radicale. Il vicepresidente del Csm, Ermini, ha auspicato la sopravvivenza del nostro servizio pubblico. E persino tra i parlamentare del Movimento 5 Stelle e della Lega c’è chi ritiene condivisibile la nostra battaglia. Ora speriamo che tutte queste prese di posizione si trasformino in atti concreti». Il direttore ha poi lanciato l’appello alla mobilitazione: domenica di Pasqua, una ‘maratona oratoria’ in piazza della Madonna di Loreto, dalle 11 alle 13, per salvare Radio Radicale. Al ministro del Lavoro – ha commentato Lorusso – non interessa la tenuta occupazionale nel settore dell’informazione. Ma noi serriamo le fila e portiamo avanti la lotta contro tagli e bavagli. Perché ogni taglio è un bavaglio alla libertà di espressione. L’Italia è oggi al 43° posto nella classifica di Reporter senza frontiere, se questa politica di tagli andasse in porto il prossimo anno l’Italia scivolerebbe ancora più in basso. Dare voce ai colleghi di Radio Radicale significa anche contrastare la visione ideologica di chi vuole togliere di mezzo i mediatori e i corpi intermedi. Siamo qui perché non ci rassegniamo al disegno di chi vorrebbe trasformare la democrazia in chiacchiere da rete». Per il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, «è il momento di passare dalle emozioni alle mozioni. Dalle parole di solidarietà ai fatti. Diamo vita a una iniziativa che coinvolga forze politiche e istituzioni, diretta a gruppi parlamentari e autorità di garanzia. L’Agcom intervenga a tutela del pluralismo. Va investita di una valutazione del taglio delle voci in Italia, compreso il taglio dei fondo per l’editoria. Nel 2022 sparirà qualunque pluralità informativa in tante regioni. Se si cede sulla vicenda di Radio Radicale si apre una strada che porterà a chiusure a cascata».
Fonte: Fnsi.