Addio Roberto Renga, cronista di razza

di Guido D’Ubaldo

E’ scomparso Roberto Renga, dopo aver lottato come un leone contro una grave malattia. Aveva 76 anni ed era nato per fare il giornalista. Ha scritto libri e ha fatto anche l’allenatore e il dirigente sportivo, per alimentare la sua grande passione per il calcio. Aveva cominciato a Paese Sera, nel 1985 è passato al Messaggero, dove oltre a seguire le squadre romane, fu inviato alle Olimpiadi, finali di coppe europee e soprattutto al seguito della nazionale azzurra in tanti campionati del mondo. Giornalista pungente, curioso, sempre in cerca di notizie. Ho girato il mondo con Roberto Renga ed era sempre un piacere condividere con lui le fatiche del lavoro – che ci vedeva schierati su due versanti editoriali diversi – e poi la sera a cena, con tante chiacchierate sul nostro mestiere, sul calcio, sulla vita. Renga è stato un grande cronista e non ha mai smesso di esserlo, anche quando ha assunto incarichi dirigenziali. Abbiamo condiviso la “dura” vita dell’inviato, conoscendoci meglio con i piedi sotto a un tavolino, a parlare dei suoi libri, della politica, della sua passione per il mare, del quale non ha più potuto fare a meno negli ultimi anni sofferti della sua vita. E’ sempre stato un punto di riferimento per i giovani, pronto a dare consigli, a mettere a disposizione la sua esperienza. Ma soprattutto a trasmettere la passione per questa professione e l’entusiasmo nel viverla.

Per un breve periodo ha fatto parte con me del Gruppo di lavoro del giornalismo sportivo all’Ordine nazionale e anche in quel caso il suo contributo fu preziosissimo.

Alla famiglia, ai figli Francesco e Lorenzo, le condoglianze dell’Ordine del Lazio, al quale Renga era iscritto.