“Noi giornalisti abbiamo una responsabilità enorme e il fatto che i cittadini sentano il bisogno di informazione deve farci riflettere. Se la categoria è delegittimata in parte ce lo meritiamo. Lavoriamo per tornare a meritarci l’appoggio dell’opinione pubblica: raccontiamo le storie scomode, illuminiamo i territori difficili, rendiamo onore con il nostro lavoro ai colleghi che sono caduti per mano di mafie e terrorismo”. Lo ha detto Sandro Ruotolo, al quale è stata prima revocata la scorta e poi riassegnata grazie alla sospensione del provvedimento di revoca, all’incontro nella sede della Fnsi con i cronisti costretti a vivere sotto scorta a causa delle minacce ricevute per via del loro lavoro. “Portiamo le storie del noi – ha aggiunto il giornalista -. Non dell’io perché è il noi che può fare la differenza. La mobilitazione così estesa e trasversale che c’è stata negli ultimi giorni intorno alla mia vicenda è un buon segnale. Significa che la gente ha voglia di informarsi. Che c’è ancora un’opinione pubblica. Per queste persone dobbiamo continuare a fare il nostro lavoro e tutti insieme dobbiamo lottare uniti per contrastare con il nostro lavoro il potere della criminalità”. Sono 21 in tutta Italia i cronisti sotto scorta. Sono intervenuti anche Marilena Natale e, in collegamento telefonico, Paolo Berizzi e Michele Albanese. “Il clan che minacciò Sandro Ruotolo è ancora attivo. Lui è ancora in pericolo. Perché qualcuno ha pensato di togliergli la scorta?”, ha chiesto Natale. “Toglieteci la scorta e ci difenderemo da soli con il nostro lavoro”, ha spiegato. “La scorta è necessaria per poter continuare ad essere giornalisti liberi dalla violenza e dal potere in generale che vorrebbe la stampa meno libera. Vivo sotto scorta da due giorni e questo è bastato a farmi capire quello che Paolo Borrometi ripete sempre: non è un privilegio ma un provvedimento necessario che ci limita nella vita e nel lavoro”, ha detto Berizzi. “Non dobbiamo abbassare la guardia, ma continuare a raccontare cosa accade sui nostri territori, perché solo così potremo contrastare le mafie in Campania, Calabria, Sicilia. Ha ragione Paolo Berizzi quando dice che vivere sotto scorta, specie in contesti piccoli, non è facile. Ma è necessario per poter continuare ad occuparsi delle storie di mafia. Impegniamoci tutti a raccontare la mafia per contrastarla”, è stato l’appello di Albanese. “Senza la scorta Sandro non avrebbe più potuto svolgere il suo lavoro e non avrebbe più potuto fare da ‘scorta mediatica’ ai colleghi della Campania – ha aggiunto il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti -. Chiariamo bene una cosa: la scorta non è un privilegio. Non c’è da festeggiare quando a un giornalista viene data la scorta, perché quando questo avviene è una sconfitta per lo Stato”. Il segretario Raffaele Lorusso ha ricordato che il tema dei colleghi minacciati, sotto scorta, colpiti da querele bavaglio sarà al centro del Congresso Fnsi, che inizierà martedì a Levico Terme, assieme al tema del lavoro.
Fonte: ANSA.