Basta assistere “inerti” alla violenza contro le donne, considerando che “la condizione femminile è uno di quegli elementi che attestano il grado di civiltà raggiunto da un Paese”. …
Basta assistere “inerti” alla violenza contro le donne, considerando che “la condizione femminile è uno di quegli elementi che attestano il grado di civiltà raggiunto da un Paese”. Dal presidente Sergio Mattarella arriva un assist alle rivendicazioni dell’universo femminile in occasione della Giornata Internazionale della Donna, celebrata al Quirinale, ma anche un atto d’accusa nei confronti di chi “si approfitta di prostitute schiave”. Un duro monito, inoltre, alla classe politica perché ci sono “lezioni del passato sui cui è opportuno meditare” ed una di queste è la legge Merlin: “una tappa importante nel cammino di liberazione della donna” e ora, ha aggiunto Mattarella, “bisogna andare coerentemente avanti”. Una di quelle donne-schiave Stefania, bulgara, oggi 24enne, ha raccontato al Quirinale la sua terribile esperienza da prostituta, di quando “anch’io sono diventata una cosa da comprare, come quando si va dal macellaio” e le atroci torture subite quando aveva 17 anni. Una testimonianza, davanti al presidente Mattarella, che ha commosso tutti. Nel suo discorso il capo dello Stato ha ricordato proprio le donne costrette a prostituirsi, “spesso minorenni e provenienti da zone di guerra”,la cui domanda è “alimentata da comportamenti di uomini delle società più prospere” quando invece “la tratta va sradicata” perchè lo sfruttamento sessuale è “l’infame schiavitù del nostro secolo”. Per le donne “terrorizzate”, ha indicato Mattarella, serve “un percorso di integrazione” per garantire un lavoro e una casa e per restituire “umanità alle relazioni personali”, ma per fare questo – avverte Mattarella – “c’è bisogno di istituzioni solide e anche di una cultura di comunità che sia più forte degli egoismi e dei timori del nostro tempo”. Mattarella ha esortato a combattere “tutte le forme di sfruttamento e violenza nei confronti delle donne”, non ultimo nel mondo del lavoro dove “ancora tante” trovano “ostacoli nel dispiegare il proprio talento”. Donne che da nord a sud sono scese in oltre 50 piazze italiane, grazie alla piattaforma “Non una di Meno”, e hanno partecipato allo “sciopero femminista globale”. Hanno sfilato in rosa per rivendicare i loro diritti, come la parità di salario, dire basta ai femminicidi e contestare le decisioni del governo “giallo-verde”, come il decreto sicurezza e soprattutto il decreto Pillon. Al contrario di quello che pensa il vice-premier Matteo Salvini che oggi ha presentato, insieme al ministro Bongiorno, i due provvedimenti che introducono il ‘codice rosso’ per far ascoltare le donne dal magistrato entro 72 ore dalla denuncia e l’abolizione del rito abbreviato con sconti di pena per i reati contro le donne. Nel giorno della protesta Salvini ha sottolineato la necessità di riformare il diritto di famiglia “nell’interesse soprattutto dei minori” ed “il ddl Pillon – ha sostenuto – è un punto di partenza”. Non la pensano però così le donne che hanno manifestato a Torino, a Genova, a Milano, Cagliari, Bologna ed in tante altre città. Il clou della protesta c’è stato a Roma con sit in davanti al ministero della Salute e del Lavoro e un corteo che, partito da piazza Vittorio, è arrivato a Piazza Venezia. Lungo il percorso, con la presenza anche di molti uomini, è stata
esposta una lunghissima coperta di tessuto rosso per rappresentare la scia di sangue delle donne vittime di femminicidio e sono stati scanditi cori soprattutto contro il decreto Pillon e il ministro Salvini. Al corteo della Capitale ha partecipato anche la cantante Fiorella Mannoia: “C’è un tentativo di riportarci indietro nel tempo con il ddl Pillon ma non solo” e sulla strage dei femminicidi la cantante non ha dubbi: “Siamo in guerra”.
Fonte: Ansa.