“Fra il 2016 e il 2018, oltre 3.721 giornalisti, blogger, video operatori, fotoreporter italiani, elencati con nome e cognome, sono stati bersagli di minacce, intimidazioni, aggressioni, danneggiamenti, furti mirati, gravi abusi del diritto (soprattutto querele pretestuose e cause per diffamazione infondate). Questi attacchi sono rimasti impuniti nel 91% dei casi”. E’ quanto si legge nel rapporto ‘Molta mafia, poche notizie’, realizzato da ‘Ossigeno per l’informazione’, con il sostegno della Commissione Europea, su incarico del Centro Europeo per la libertà di stampa e dei Media di Lipsia (Ecpmf). Il rapporto, presentato oggi alla Camera, in un evento organizzato dalla stessa associazione in collaborazione anche l’Ordine dei giornalisti del Lazio e con il patrocinio dell’Unesco, presenta i risultati della Missione di Accertamento dei Fatti (Fact-Finding Mission) per la quale sono state realizzate 25 interviste strutturate che raccolgono il parere di esperti, magistrati, parlamentari, rappresentanti del governo, giornalisti. Gli oltre 3721 operatori dell’informazione citati, precisa il documento, “mostrano la punta dell’iceberg, che misura 15-16 volte di più. I dati sono stati prodotti da Ossigeno per l’Informazione che, dopo avere accertato i fatti, ha pubblicato il nomi di ognuna vittima e i dettagli dell’attacco subito. Dai dati risulta che circa il 38 % di questi attacchi è dovuto alla pubblicazione di notizie sulla mafia. Quanto alle modalità, circa la metà è stata violenta, un 40% legale e giudiziaria e il restante 10% informale (pressioni, divieto di partecipare a conferenze Stampa, altri atti discriminatori)”, si legge ancora nel rapporto. Che poi aggiunge: “Nel 2016, Ossigeno ha aggiunto ai dati raccolti sul campo quelli inediti del Governo sull’esito dei processi per diffamazione a mezzo Stampa in Italia. Essi hanno dimostrato che i procedimenti sono numerosissimi (circa settemila l’anno e aumentano dell’8 per cento ogni anno), lunghissimi (da due a sei anni per il primo grado) 9 volte su 10 le accuse risultano infondate, ogni anno 155 imputati (in gran parte Giornalisti) subiscono condanne a pene detentive per complessivi 103 anni di reclusione. Di solito queste condanne rimangono sospese, ma hanno lo stesso un forte effetto raggelante (chilling effect) sulla libertà di stampa e di espressione. Fra i condannati a pene detentive primeggiano i direttori responsabili dei giornali”.
Fonte: Agi.