Sul tema tanto discusso in questi giorni dell’accesso alla nostra professione, pubblichiamo il testo condiviso all’unanimità da tutti i consiglieri
La storia dell’ex poliziotto Carmine Gallo, attualmente agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sulle banche dati della Procura di Milano denominata “Equalize”, invita ad una seria riflessione. Gallo infatti ha ottenuto, nel luglio del 2023, l’iscrizione come pubblicista all’Ordine della Lombardia con l’obiettivo dichiarato di potersi avvalere delle garanzie professionali nella sua attività, grazie ad un regime particolare di cui godono i giornalisti in materia di tutela della privacy. In sostanza grazie al “tesserino” Gallo riteneva di poter usufruire di una copertura speciale per attività che la Procura di Milano ritiene illecite.
Quello che con una sintesi giornalistica viene definito “uno spione” è solo uno dei casi più recenti di persone che svolgono altre professioni e che riescono a iscriversi all’Ordine grazie a una legge vecchia di più di sessant’anni. Legge che la maggioranza dei giornalisti auspica possa finalmente essere rinnovata. Sono anni, infatti, che attendiamo una riforma che non è mai arrivata grazie alla sostanziale inerzia del Parlamento.
Oggi le norme in vigore consentono di ottenere il tesserino dimostrando di aver svolto un’attività giornalistica per due anni, con la produzione di 80 articoli, che possono finire su una delle tante testate, anche web, regolarmente iscritte al Tribunale ma che sfuggono il più delle volte a un controllo specifico di quella che è la vera attività giornalistica. Con una documentazione che risponde a tutti i requisiti previsti dalla legge, l’iscrizione nell’elenco dei pubblicisti diventa un atto dovuto per tutti gli Ordini regionali. Nel 1963, quando è stata istituita la legge ancora in vigore, le testate giornalistiche erano molte meno e la loro attività era facilmente individuabile.
I casi vanno presi in esame uno per uno. Perché ci sono migliaia di giovani giornalisti pubblicisti che svolgono la loro attività regolarmente e che spesso guadagnano pochi euro inseguendo il sogno di diventare giornalisti, facendo sacrifici enormi a fronte di guadagni miseri, perché un articolo, sempre più spesso, viene pagato pochi euro.
Questo Ordine recentemente ha invitato ad osservare con maggior rigore la Carta di Firenze, che consente di attribuire responsabilità deontologiche, ed eventuali relative sanzioni, a giornalisti assurti a ruoli dirigenziali che commissionano pezzi a giovani colleghi per compensi miseri. Questi giovani vivono di giornalismo e con i tempi che corrono rischiano di restare free lance a vita, con le redazioni che si svuotano a causa dei numerosi stati di crisi. Anche per questi colleghi auspichiamo che presto passi la riforma, per offrire loro la possibilità di affrontare un percorso con compensi dignitosi e maggiori garanzie.
Tra i pubblicisti ci sono anche persone che hanno altri interessi e non svolgono alcuna attività professionale in ambito giornalistico oppure che scrivono regolarmente ma che hanno un’altra attività professionale primaria. La legge attuale lo consente. Da parte nostra sarà sempre maggiore l’impegno a verificare che l’attività giornalistica sia svolta nel corso degli anni nel rispetto delle regole.
Quello che non possiamo sicuramente ammettere è che, grazie alla copertura del tesserino dell’Ordine, si perseguano interessi oscuri e ambigui, in contrasto con i principi del giornalismo.
Per questo motivo, con la riforma, auspichiamo che sia finalmente possibile una seria pulizia dell’albo. Con particolare riguardo alle tante, discutibili, iniziative editoriali, presenti anche nel Lazio, che si trasformano a volte in una sorta di “fabbriche di tesserini” da utilizzare con finalità poco chiare, che raramente hanno a che vedere con la professione giornalistica. I problemi ci sono e stiamo cercando di affrontarli. Per garantire un Ordine trasparente, al passo con i tempi, che sia sempre un punto di riferimento per i colleghi.
Il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti del Lazio