Quanto accaduto a Michele Santoro e Guido Ruotolo, intercettati e spiati dalla magistratura mentre svolgevano la loro attività giornalistica, è di una gravità inaccettabile …
Quanto accaduto a Michele Santoro e Guido Ruotolo, intercettati e spiati dalla magistratura mentre svolgevano la loro attività giornalistica, è di una gravità inaccettabile poiché rappresenta un attacco e una violazione della libertà di stampa. Lo sottolinea il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti del Lazio.
I due giornalisti sono stati spiati, pedinati, intercettati in auto, sui cellulari, chat, mail, per otto mesi, periodo nel quale erano impegnati a scrivere il libro “Nient’altro che la verità”, in cui il collaboratore di giustizia Maurizio Avola fornisce la sua versione sulle stragi di Capaci e di via d’Amelio. Sui loro cellulari sono stati infatti installati dei Trojan, una tecnica di intercettazione molto invasiva, che si utilizza soprattutto per i mafiosi e i terroristi.
Santoro e Ruotolo, quindi, sono stati indagati mentre facevano semplicemente il loro lavoro. I pm di Caltanissetta hanno ascoltato e identificato le fonti dei due giornalisti, registrato le loro conversazioni, seguito i loro movimenti e infine li hanno sentiti come testimoni, senza la garanzia di un avvocato. Dalle carte giudiziarie non emerge che stessero facendo un depistaggio, ma solo il loro lavoro di giornalisti. A denunciare quanto accaduto è stato lo stesso Santoro attraverso una lettera aperta al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sulla quale è calato il silenzio, mentre invece è opportuno che si apra una discussione per capire cosa è successo.