
Ci ha lasciati a 88 anni Giorgio Lo Giudice, storico giornalista sportivo romano, proprio alla vigilia del Golden Gala, quell’appuntamento dell’atletica leggera che amava profondamente e che non avrebbe mai mancato. Un’ultima, silenziosa corsa che chiude la parabola di un uomo che ha saputo raccontare lo sport con passione, competenza e un’umanità rara.
Giornalista professionista dal 1982, aveva cominciato a collaborare con Il Paese nel 1961 e poi, dal 1963, con La Gazzetta dello Sport, che lasciò nel 2003. Era molto più che una penna: era professore di educazione fisica, allenatore, istruttore e organizzatore.
Sapeva riconosceva atleti, parentele, tecniche di salto e di lancio, intuiva dettagli che sfuggivano anche ai più giovani.
Romano fino al midollo, classe 1936, con un passato da ufficiale dei bersaglieri e un record personale in maratona di 3h23’ che gli piaceva ricordare con una punta d’orgoglio, era presidente del Club Atletico Centrale. La sua carriera giornalistica e sportiva ha attraversato decenni, testimoniando con passione le trasformazioni dello sport italiano. Non a caso, la sua produzione – tra articoli, riviste e libri, come quello dedicato al maratoneta scalzo scritto con Valerio Piccioni – potrebbe riempire una biblioteca.
Mancherà la sua voce autorevole, la sua capacità di leggere lo sport come una metafora della vita, ma soprattutto mancherà la sua presenza discreta e affettuosa, da fratello maggiore per tanti colleghi e sportivi. Giorgio Lo Giudice lascia un’eredità preziosa: quella di chi ha saputo raccontare lo sport con l’anima, prima ancora che con la penna.