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Nessun tentativo di limitare la libertà d’espressione, “ma uno strumento per proteggerla attraverso la completezza dell’informazione. Generalizzazione, semplificazione e incompletezza nel dare le notizie favoriscono gli stereotipi e i pregiudizi”. Lo spiega Antonio Nicita, commissario Agcom, illustrando il Regolamento, dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni sul contrasto all’hate speech, al quale il Consiglio Nazionale Ordine dei Giornalisti (Cnog) ha contribuito con specifiche indicazioni. “Siamo convinti che il regolamento possa aiutare a disincentivare il linguaggio dell’odio e a porre l’attenzione attenzione su chi viola i principi deontologici – sottolinea Carlo Verna, presidente del Cnog -. Sono comportamenti che possono venire anche da chi è iscritto all’Ordine dei Giornalisti. Per questo sono previste nelle regole tutta una serie di fasi intermedie per avvertire chi si sta allontanando da un linguaggio volto alla costruzione della comunità”. Il Regolamento, già in vigore, stabilisce “i principi e le disposizioni cui devono adeguarsi i fornitori di servizi media audiovisivi e radiofonici soggetti alla giurisdizione italiana nei programmi di informazione e intrattenimento per assicurare il rispetto della dignità umana e del principio di non discriminazione e contrasto alle espressioni di odio” si spiega. Si stigmatizzano nei media le “rappresentazioni stereotipate e le generalizzazioni, che attraverso il ricorso a espressioni d’odio possano generare pregiudizi nei confronti di persone che vengano associate a una determinata categoria o gruppo oggetto di discriminazione, offendendo così la dignità umana e generando una lesione dei diritti della persona”. L’Autorità vigila sulle possibili violazioni attraverso un’azione di monitoraggio e tiene conto anche delle segnalazioni qualificate di associazioni e altre organizzazioni rappresentative dei diritti degli utenti. In caso di violazioni episodiche l’Autorità, previo contraddittorio, le segnala sia al fornitore di servizi media che sul proprio sito, mentre in caso di violazioni sistematiche o comunque gravi, scatterà un procedimento sanzionatorio (sul quale anche l’Ordine potrà fare una propria indagine), che ha come tetto massimo per la multa, circa 260 mila euro. Per l’Agcom, che ha lanciato contro l’hate speech anche uno spot, costruito sullo slogan “Ci sono tante parole, scegliamo quelle giuste”, resta la questione della comunicazione via web sulla quale l’Autorità non ha poteri diretti: “sono soggetti che spesso hanno applicato loro codici autoregolamentazione legati al contrasto dell’hate speech – dice Nicita -. Lì si tratterà di avviare un dialogo sulla trasparenza nell’applicazione di quelle regole”.

Fonte: Ansa.

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