Questo è un appello al governo che si sta formando in queste ore che viene dall’associazione ”Carta di Roma”. Un appello – si legge in …
Questo è un appello al governo che si sta formando in queste ore che viene dall’associazione ”Carta di Roma”.
Un appello – si legge in una nota – agli uomini e alle donne della politica che affermano di voler segnare una svolta nella gestione di questo paese.
Noi siamo convinti che la svolta nell’azione politica non può essere separata da una svolta anche del linguaggio istituzionale, soprattutto sul tema delle migrazioni che è tema centrale, che riguarda la dignità e i diritti umani. Nell’ultimo anno abbiamo ascoltato e subito una comunicazione istituzionale incattivita e violenta, centrata sulla necessità di incutere paura utilizzando argomenti lontanissimi dalla realtà dei fatti. Abbiamo sentito parlare di invasione di fronte a numeri risibili, di aumento dei reati di fronte ai dati del Viminale che danno in calo tutti i reati, di epidemie di malattie terribili che non si sono mai verificate, di crociere di fronte ai disperati viaggi su imbarcazioni di cartone, di pacchia di fronte a persone sopravvissute a fame e guerra che spesso diventano schiave nei campi. Abbiamo assistito e subito increduli e frastornati al ripetersi continuo di indicare nemici cui addebitare tutte le nostre difficoltà, i nostri problemi cui, in realtà, solo la politica può dare una risposta e trovare una soluzione. La svolta deve essere anche e soprattutto nel linguaggio. Questo è un appello alle istituzioni per l’uso di parole adeguate, che siano coerenti con la realtà, che rispondano al concetto elementare di verità dei fatti. Che i naufraghi si chiamino naufraghi, che i soccorritori si chiamino soccorritori, che la solidarietà si chiami solidarietà, che i razzisti si chiamino razzisti e non facinorosi. Che non si utilizzi più la parola clandestini per definire chiunque arriva dal mare. Che l’odio non sia più un messaggio legittimo da diffondere attraverso il linguaggio politico, e soprattutto, attraverso il linguaggio istituzionale.
Fonte: Carta di Roma.