https___media-mbst-pub-ue1.s3.amazonaws.com_creatr-uploaded-images_2019-04_6e363790-5c65-11e9-a5db-89a53eb0b50b

Si è spento a Roma Angelo Aquaro, vicedirettore e punto di riferimento degli ultimi 20 anni di Repubblica. Lo rende noto, in un lungo e commovente articolo a firma di Simonetta Fiori, il sito online del quotidiano diretto da Carlo Verdelli. Non aveva ancora 54 anni. Nel suo ufficio mostrava una caricatura disegnata da un collega e amico: occhiali da sole da rocker, una chitarra in mano e la scritta “Aquarius, il vicedirettore elettrico”. La considerava un ritratto fedele. Nato in Puglia, a Martina Franca, la sua vita professionale comincia lontano da casa, alla Gazzetta di Parma, dove approda giovanissimo dopo un passaggio alla Scuola di giornalismo della Luiss. La grande avventura l’aspetta però a Milano, nel magazine del Corriere della Sera, Sette, dove si appropria del codice giornalistico del settimanale a cui affiancherà a breve la pratica del quotidiano. Anche a Repubblica ripeterà la duplice esperienza, prima al fianco di Laura Gnocchi alla guida del Venerdì, e poi nel lungo cursus honorum nella redazione del quotidiano che lo vede prima caporedattore centrale e poi vicedirettore. “Angelo aveva il sentimento del giornale, uno sguardo di insieme che gli permetteva di seguire la fattura del quotidiano in ogni suo passaggio”, ricorda Ezio Mauro, il direttore che l’assunse nel 2001 facendolo poi crescere nei successivi incarichi di direzione. Al lavoro di macchina va alternando prima la corrispondenza americana, poi quella cinese, condotte sempre con lo stesso spirito di scoperta. E precedute da uno studio rigoroso. I suoi reportage raccontano i mutamenti sociali e i movimenti che partono dal basso, siano i ragazzi di Occupy Wall Street o la Rivolta degli Ombrelli ad Hong Kong. La musica è stata l’altro grande amore di Angelo. E anche quando la malattia incalzava, era difficile raccoglierne un lamento. Solo Angelo – ricorda ancora Repubblica – poteva dirigere dal letto di un ospedale Robinson, il settimanale culturale che gli venne affidato dall’allora direttore Mario Calabresi. Una volta tornato al giornale, fu felice che il neodirettore Carlo Verdelli gli affidasse nuove responsabilità da vicedirettore. Solo qualche settimana fa era contento di coprire il turno di un intero week end in redazione: non gli capitava da tempo, di stare da solo al timone di Repubblica. E finalmente ritrovava l’adrenalina del quotidiano, fino a notte avanzata, per le elezioni in Basilicata.

Il Consiglio dell’ Ordine del lazio si stringe alla famiglia, ai colleghi de ”la Repubblica” ed a tutti coloro che lo hanno conosciuto ed apprezzato.

Fonte: Ansa.

1.380 visite