
La Cassazione ha messo la parola fine a una vicenda dolorosa che ha colpito la libertà di stampa. Monica Laera, esponente del clan mafioso Strisciuglio, è stata condannata in via definitiva per l’aggressione a Maria Grazia Mazzola, iscritta all’Ordine dei Giornalisti del Lazio, inviata speciale del TG1. Ora andrà in carcere.
Era il 9 febbraio 2018 quando, in pieno giorno, Mazzola venne aggredita nel quartiere Libertà di Bari, mentre stava realizzando un’inchiesta sul rapporto tra mafie e giovani. Un’aggressione brutale, fatta di minacce di morte e violenza fisica, che non riuscì però a zittirla. Anzi: quella sera il TG1 aprì l’edizione con il suo volto e la sua storia, ricordando che il giornalismo, quello vero, non si piega all’omertà.
«La condanna è adesso definitiva. La mafiosa andrà in carcere», ha commentato Mazzola, che in questi anni non ha mai smesso di raccontare e lottare. Al suo fianco, da subito, colleghi, istituzioni e realtà civiche.
In aula, insieme alla giornalista, c’erano anche i suoi legali Caterina Malavenda e Antonella Bello, e quelli delle tante parti civili costituite nel processo: l’Ordine nazionale dei giornalisti, la Rai, la Fnsi, Libera contro le mafie, l’Associazione Stampa Romana e il Comune di Bari. Presenti anche figure simboliche del giornalismo italiano: Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine nazionale; Daniele Macheda, segretario Usigrai; Serena Bortone, segretaria dell’Ordine del Lazio. In rappresentanza di Bari, le avvocate Chiara Lonero Baldassarra e Camilla Caporusso. In prima linea anche l’avvocato Enza Rando di Libera.
Un coro unanime per dire che l’informazione non si tocca.