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E’ morto lunedì a Roma, dove viveva da molto tempo, il giornalista Rino Icardi, una delle storiche voci della Rai nelle trasmissioni radiofoniche sportive e non solo. Era nato ad Alessandria il 18 maggio 1937. Nella città piemontese da studente fondò con altri compagni, nei primi anni al liceo classico ‘Plana’ (oggi ‘Umberto Eco’), il ‘Raglio’, considerato uno dei primi giornali studenteschi d’Italia.
Alla Rai fu tra i fondatori della trasmissione radiofonica ‘Tutto il calcio minuto per minuto’. Tra i suoi reportage quello ai Giochi di Monaco ’72 sulla strage al villaggio olimpico; nell’ottobre 1978 fu inviato in Vaticano per l’elezione di papa Giovanni Paolo II; come caporedattore del Giornale Radio 2 fu tra i primi a dare la notizia dello scoppio della bomba alla stazione di Bologna il 2 nell’agosto 1980. Seguì diverse edizioni del Giro d’Italia, alcune degli Europei e dei Mondiali di calcio; trattò anche di automobilismo.
I funerali si terranno mercoledì 8 marzo alle ore 11 presso la Chiesa Santa Maria delle Grazie a Roma.
Di seguito pubblichiamo un bellissimo ricordo di Rino Icardi firmato da Carlo Paris, già direttore di Rai Sport, inviato e corrispondente da Gerusalemme.

di Carlo Paris

Il mestiere del giornalista è fortemente caratterizzato dalla trasmissione, dagli insegnamenti di questa attività intellettuale che talvolta può apparire quasi come un’arte manuale.
Comincia così il mio ricordo di Rino Icardi: una porta socchiusa alla quale bussare per chiedere qualcosa. Un giovane giornalista, come eravamo noi tanti anni fa, avevamo bisogno di quella stanza dove entrare, di quella persona che ci avrebbe aiutati. Senza presunzione, con affetto, con una voce rassicurante, Rino accoglieva tutti e ne aveva per tutti. Da lui, ad esempio, ho capito l’importanza delle parole, usate e scelte per descrivere, narrare, non per riempire un foglio o occupare minuti in radio o Tv. L’uso della voce, delle pause, l’arte di stupire con la semplicità…i suoi insegnamenti non finivano mai.
Rino è stato coordinatore, assieme a Mario Giobbe, di un corso, forse l’ultimo, per radiotelecronisti in Rai. Non vi dico quali e quanti esercizi si inventò per stimolare le nostre fantasie. ” Se fate una telecronaca ad Istanbul_ ci diceva- mi dovete far sentire il profumo del Kebab. Se la fate a Monaco di Baviera- proseguiva- devo poter assaporare il profumo dell’hot dog”. Ecco, con questi esempi ci voleva dire di non essere banali, ripetitivi, di far vivere al radioascoltatore o telespettatore le emozioni dei luoghi dove ci trovavamo. ” Altrimenti restate a casa che le radiotelecronache si possono fare anche da tubo”.
Sto ricordando Rino come maestro perché oggi più che mai si sente la necessità di colleghi come lui. Si, ci sono i master, i corsi di giornalismo, anche ad alto livello, qualificati, ma l’importanza di vivere in redazione sapendo che quella porta è sempre lì socchiusa e pronta ad aprirsi per regalare preziose esperienze, è tutt’altra cosa.
Ma Rino ci lascia anche migliaia di ore di radio e Tv nel corso delle quali ha raccontato lo sport e non solo, come pochi altri. Conoscenza, passione, cultura ed emozioni: con questo cocktail entrava nelle case degli italiani, aggiungendo una voce che mi sembra ancora di ascoltare: accattivante, quasi provocante come una bella donna. Non si poteva resistere a quel fascino che Rino trasmetteva anche quando ti parlava a tavola e ti descriveva un vino. Talvolta mi sono chiesto se tutto quello che raccontava fosse vero, reale o fonte della sua incredibile fantasia.
Commentò così una partita di tennis persa da Adriano Panatta: ” la colpa è del vento, scriviamolo, tanto il vento non sa leggere”.
Nell’era della specializzazione quasi estrema dei giornalisti e dei radiotelecronisti, Rino Icardi è sempre lì a ricordarci che l’atleta, come del resto il politico, l’assassino…tutti i personaggi di cui parliamo, sono esseri umani con le loro virtù, abilità, ma anche le loro debolezze, i loro difetti che noi siamo chiamati a raccontare. Lo sport come la vita non è soltanto un dato statistico e anagrafico.
Caro Rino, chissà se avresti cestinato questo mio ricordo di te. Ti abbraccio, sapendo di poter socchiudere gli occhi e di poter continuare ad ascoltare la tua meravigliosa voce.

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