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Giornalisti: professione a rischio, mal pagati e poca tutela.

Rapporto Lsdi, sono oltre 112mila. Siddi, servono leggi e riforma.

 ROMA, 5 NOV – In Italia una persona ogni 526, a fine 2012, aveva in tasca un tesserino da giornalista. Il che, conti alla mano, fa un totale di poco più di 112 mila operatori dell’informazione, un numero in crescita di anno in anno. Di questi, però, meno della metà è attiva, ovvero solo 47.727 hanno una posizione Inpgi aperta.

   Sono alcuni dei dati che emergono dal rapporto sulla professione giornalistica in Italia 2013, dal titolo “Il paese dei giornalisti”, elaborato da Lsdi (Libertà di stampa diritto all’informazione) e presentato questa mattina a Roma nella sede della Federazione nazionale della Stampa italiana, in concomitanza con la Giornata internazionale “Stand up for journalism”, promossa dalla Federazione europea dei giornalisti (Efj/Ifj) per il rispetto della dignità e autonomia del loro lavoro.

   Una professione, dunque, che continua ad attrarre, ma che rischia di indebolirsi e di implodere, come dimostrano i dati sul lavoro dipendente (calato nell’ultimo anno dell’1,6% e attestatosi a circa 19 mila unità) e su quello autonomo (in crescita del 7,1% con 28 mila iscritti) e sul gap, sempre più marcato, dei redditi tra i due segmenti: la media generale delle retribuzioni è di circa 33.500 euro all’anno, ma è di 62.459 per i dipendenti e di 11.278 per gli autonomi. In pratica, sul totale degli iscritti all’Ordine, meno di un giornalista su 5 ha un contratto a tempo indeterminato.

   “Questi dati – spiega Franco Siddi, segretario della Federazione Nazionale della Stampa Italiana – ci pongono di fronte a una professione che cambia, nella quale cresce l’impegno, ma diminuiscono le risorse economiche. E nella quale decresce il lavoro dipendente, a favore di un lavoro autonomo, che spesso nasconde un lavoro dipendente. Bisogna puntare alla riduzione del divario tra garantiti e non garantiti. In questo le scelte contrattuali hanno la loro rilevanza, ma la legislazione sul lavoro e le leggi di settore sono fondamentali. Ma è anche tempo di interrogarsi sul senso e sulla sostanza di una riforma improcrastinabile”.

   “Siamo tutti responsabili – aggiunge Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei Giornalisti -. Non c’è dubbio che la riforma dell’Ordine sia necessaria, ma non può diventare un alibi e non bisogna sfuggire alle responsabilità che tutti abbiamo. E sul numero dei giornalisti non si può non considerare che un gran numero sia costituito da pensionati, stranieri, iscritti all’elenco speciale”.

   L’incontro è stato anche l’occasione per celebrare la giornata “Stand up for Journalism” che quest’anno ha come slogan “I giornalisti non sono criminali”. “Sempre più colleghi sono nel mirino delle mafie, dei poteri criminali – ha detto Siddi -. Da oggi parte il mese di testimonianza dei giornalisti europei per la tutela e l’autonomia del lavoro”. Efj, Ifj e Fnsi, con questo obiettivo, stanno inviando a tutte le autorità europee un appello per chiedere “rispetto per i diritti dei giornalisti a informare i cittadini lealmente”, “la tutela delle fonti”, “il blocco degli abusi e delle interferenze di controllo dei servizi di intelligence”, anche alla luce dell’impatto che le pratiche di controllo di massa denunciate con il Datagate stanno avendo sul giornalismo d’inchiesta. (ANSA).

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