Daria Bignardi

Dai problemi di ‘Politics’, alle accuse di dirigere una Rai3 filorenziana, passando per gli ascolti generali della rete e per la questione del tetto agli stipendi dei dirigenti del servizio pubblico. Questi i temi che Daria Bignardi ha affrontato in un’intervista pubblicata ieri su Repubblica. “Politics non chiuderà”, ha spiegato subito la direttrice di Rai3 parlando di uno dei programma più discussi, sia per il basso successo riscosso, sia per la decisione di affidarne la conduzione a Gianluca Semprini, giornalista proveniente da Sky la cui assunzione è stata giudicata illegittima dal Tribunale del Lavoro. “Politics sta sperimentando un nuovo formato e un nuovo volto, gli serve tempo”, ha spiegato, ricordando che anche Ballarò – come spiegatole da Paolo Ruffini che lo ha lanciato – al suo esordio ha avuto bisogno di tempo prima di ingranare.

“Detto questo, non va bene che gli ascolti siano diminuiti dopo la prima puntata e ci stiamo lavorando”, ha continuato, anticipando per la puntata di domani la presenza in studio di Renzi e tra gli altri ospiti anche Bianca Berlinguer. “Dal 18 fino al referendum diventerà Tribuna Politics. Per quando torniamo avremo lavorato a nuove idee e assestamenti”. “Non sarebbe stato serio arrivare con un mandato preciso di innovazione e non cambiare Ballarò per evitare polemiche. Ma ci vuole molto allenamento per far riuscire un salto mortale”, ha chiosato, aggiungendo, sulla scelta di Semprini che “abbiamo guardato anche all’interno, poi abbiamo investito sulle caratteristiche che in quel momento sembravano prioritarie”.

Parlando in generale sugli ascolti della rete, Bignardi ha detto: “Sono in crescita costante e vanno già meglio dell’anno scorso: quasi mezzo punto in più settimanale nonostante il punto in meno del martedì sera. E ancora devono arrivare Rischiatutto, il programma sulle nuove unioni che si intitola Stato Civile, Pif e Virginia Raffaele in primavera”.

“Non capisco cosa voglia dire”, ha risposto invece parlando dell’accusa che la sua rete sia ormai filorenziana. “I programmi possono essere buoni o meno buoni, non renziani o meno renziani. A me molti sembrano buoni, al pubblico pure, dicono le risposte”, ha ribadito, spiegando che il suo obiettivo è quello di continuare a parlare allo stesso storico pubblico di sinistra, pur cercando però di “allargarlo e ringiovanirlo”. “Negli ultimi quattro anni”, ha rimarcato, “Raitre aveva perso due milioni di ascoltatori. Se non ci poniamo il problema di come parlare a chi la televisione non la guarda più, non andiamo da nessuna parte”.

Bignardi ha ricordato come  che il suo contratto sia di tre anni e come “questa per me è una parentesi, per quanto appassionante”. Quanto al tetto agli stipendi a suo avviso “questa campagna non è una buona cosa per tutti i profili professionali, né per la competitività dell’azienda, e quindi neanche per chi paga il canone”. “Vorrei ricordare”, ha concluso, “che per la prima volta i direttori di rete hanno contratti a termine. Ma mi adeguerò alle regole, come ho fatto finora e come è giusto”.

Fonte: www.primaonline.it

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