TG3

“Gli obiettivi del Tg3 sono sempre stato il racconto della realtà e il libero confronto delle opinioni. Si tratta di valori da preservare ma questo non significa rinunciare al cambiamento che andrà nel solco della tradizione, con un linguaggio più moderno e fruibile”. A dirlo il direttore del Tg3, Luca Mazzà, nel corso dell’audizione in commissione di Vigilanza Rai, chiarendo di volere “mantenere la cifra di approfondimento, tipica del Tg3, con il racconto degli avvenimenti per un’offerta informativa fruibile, attenta al centro ma soprattutto alle periferie, alla legalità nonché alle istanze di inclusione”.

Mazzà ha sottolineato l’intenzione di “rendere più comprensibili gli eventi complessi”, con un occhio a quelli internazionali, e una maggiore informazione “dall’Europa e sull’Europa”, attenti alle ricadute che possono “avere su di noi le scelte dei nostri partner dell’Ue”. Senza far mancare attenzione anche sui temi economici, “con informazioni utili per gli spettatori”, sulla politica “con equilibrio e ripartizione sulle varie voci” e con “scelte su politiche che hanno ricadute sulla vita quotidiana dei cittadini”. Il tutto con “il collante della cultura nei suoi diversi ambiti, tenendo insieme quella alta e quella bassa, senza snobismi” e raccontando “il patrimonio di beni culturali del Paesesenza sconti per nessuno in caso di incuria o abbandono”.

Il direttore del Tg della terza rete Rai ha chiarito che per approfondimento si intende una “specifica offerta informativa con notizie sul territorio per valorizzare gli eventi dal vivo nei luoghi dove sono i colleghi, ma senza rinunciare ai chiarimenti con l’ausilio di grafica ed esperti. Ci saranno inchieste, reportage e documentari brevi”. Parlando delle quattro edizioni, quella delle 12 da Milano “conserva il tratto agile e rigoroso di stretta aderenza al racconto dei fatti”, quella delle 14,20 “rivolta alle famiglie, dà spazio a notizie utili per la vita quotidiana”. L’edizione delle 19 resta la principale e “condensa il top di quello che la redazione sa esprimere esaltando la filosofia del piano editoriale che è incentrato su approfondimento, inchiesta con stile comunicativo semplice e contemporaneo supportato da ampio ricorso a infografica”. “L’obiettivo è realizzare una copertina che”, ha sottolineato Mazzà, “sia una panoramica delle notizie del giorno. C’è anche l’ipotesi di adottare il rullo di notizie sperimentato dalle Tv ‘all news’ ma anche da altre generaliste”.

‘Linea notte’ invece “merita uno spazio a parte. Da settimane lavoriamo a un format che sia in sintonia con il pubblico di quella fascia”. Tra le novità del Tg3 c’è il Tg della domenica, “25 minuti quasi interamente dedicati all’informazione dall’estero, con una finestra sull’Italia. Il titolo – ha detto Mazzà – è ‘Tg3 nel Mondo’ e si avvale di esperti di politica internazionale”. Infine i social: “Il Tg3 può contare su 164mila followers su twitter e 140mila su facebook. Stiamo lavorando per ampliare questa piattaforma e l’obiettivo è quello di essere ancora più presenti”, ha concluso.

“Io sono il primo supporter di ‘#cartabianca’ perché dal buon esito del programma che precede il Tg3 arriveranno benefici anche per il Telegiornale”, ha spiegato ancora riferendosi a ‘#cartabianca’, il nuovo programma di Bianca Berlinguer
che andrà in onda dal 7 novembre tutti i giorni prima del Tg. “Con ‘#cartabianca’ la prima sinergia la facciamo oggi quando nel Tg3 delle 19 avremo un servizio sul programma presentato oggi a Viale Mazzini”.

Facendo un passo indietro, alla sua decisione di lasciare ‘Ballarò’, Mazzà ha spiegato che la sua scelta era stata fatta “per il bene del programma”. “Ho ritenuto di fare un passo indietro per via della dialettica continua che avevo con il conduttore, prima fruttuosa e poi diventata cruenta”.
“E’ davvero un’impresa titanica ridare forza ai talk show. Per fortuna in questo momento non devo occuparmene, ma è molto difficile trovare una nuova formula per farli funzionare”. Mazzà ha poi aggiunto che se se dovesse occuparsene, proverebbe “a uscire dagli studi televisivi andando sul territorio a raccogliere le storie, coinvolgendo magari anche i politici. Ma davvero è impresa titanica ridare forza al talk show”.

Inevitabile un riferimento al referendum e al tema della par condicio. “Sono nato all’ANSA e cresciuto nella Rai”, ha spiegato. “Conosco il valore del rispetto del pluralismo. Secondo me è giusto un bilanciamento continuo e costante tra i sì e i no: mi viene spontaneo assicurare che laddove c’è un sì, ci sia un no”. Quanto al controllo dei programmi di approfondimento, che in periodo di par condicio sono ricondotti alla responsabilità della testata, il giornalista ha sottolineato che “il controllo non è 24 ore su 24″, ma che vengono analizzate le scalette ed eventuali altri aspetti delle trasmissioni. Infine un riferimento al rapporto con Carlo Verdelli: “è abbastanza costante e sistematico”, ha spiegato, “e si intensifica in occasione di eventi particolari”.

Fonte: www.primaonline.it

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