laura boldrini

“Ho accolto con piacere l’invito ad introdurre la presentazione del libro sul rapimento di Giuliana Sgrena e sulla tragica vicenda di Nicola Calipari, ucciso a Bagdad il 4 marzo 2005 durante l’operazione volta a liberare la giornalista del Manifesto sequestrata dai terroristi in Iraq. Sono ormai trascorsi dieci anni da quegli eventi. Ma nel ricordare Nicola Calipari – che non ho conosciuto, ma che, come tutti gli Italiani, mi sembra di aver conosciuto – proviamo ancora gli stessi sentimenti che ci colsero in quelle giornate: sentimenti di commozione e di amarezza”.

Così la Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini alla presentazione del volume “Il mese più lungo. Dal sequestro Sgrena all’omicidio Calipari” di Gabriele Polo. “Commozione e dolore per la perdita di un uomo di straordinaria capacità professionale e di grande generosità umana – prosegue Boldrini – che non esitò a sacrificare la propria vita per assolvere fino in fondo al suo dovere. Ma anche tanta amarezza perché, in quella vita spezzata si riflettono tutte le contraddizioni di una inutile quanto perversa logica del conflitto, del fanatismo e della sopraffazione. Fu nella scelta di impegnarsi in prima persona, seppure in ruoli distinti e percorrendo strade differenti, che si incrociarono le vite di due persone tanto diverse come Nicola Calipari e di Giuliana Sgrena. Una giornalista coraggiosa che ho avuto modo di conoscere bene in diversi scenari di guerra, dal Kosovo all’Afghanistan, dal Mozambico al Pakistan”.

“Grazie al coraggio di Nicola Calipari, Giuliana Sgrena è tornata a casa – aggiunge la presidente della Camera -. Ma vorrei ricordare, in questa occasione, anche tutti quei giornalisti che a casa non sono più tornati. E ci tengo a farlo anche perché, avendo per tanti anni lavorato spesso a loro fianco nei luoghi di conflitto, so bene quanto sia difficile per questi professionisti muoversi ed operare nelle regioni devastate dalla guerra; quanto gravi siano i rischi e i pericoli che troppo spesso si trovano a dover affrontare. Secondo il recente Rapporto Annuale di Reporters sans frontières, dal 2005 sono ben 720 i giornalisti che hanno perso la vita mentre svolgevano il proprio lavoro. Nel 2014 ne sono stati uccisi 66 e 119 sequestrati. 1846 sono stati i casi evidenti di giornalisti vittime di minacce e di intimidazioni. Sono questi i dati sconfortanti che – insieme al recente attentato alla sede del giornale francese Charlie Hebdo, dove ben 8 giornalisti sono stati uccisi dalla furia del terrorismo islamico – danno la misura di quanto possa essere alto il prezzo per svolgere il lavoro dell’informazione. Un servizio prezioso ed irrinunciabile per la comprensione degli eventi del mondo attuale. Il pensiero rivolto agli operatori del’informazione si aggiunge alla gratitudine che tutti portiamo per i nostri militari impegnati nelle missioni militari all’estero e che tanti, troppi, lutti hanno anch’essi dovuto subire. Basti ricordare, parlando dell’Iraq, l’attentato di Nassiriya del Novembre 2003 in cui furono uccise 28 persone, tra le quali 19 italiani. E, lasciatemi aggiungere, altrettanto importante è il lavoro degli operatori umanitari delle Nazioni Unite e delle Ong, anch’essi spesso vittime di violenza. Come accadde, sempre per rimanere in Iraq, il 19 Agosto del 2003 a Baghdad, quando un camion bomba esplose contro il Canal Hotel. In quell’attentato rivolto contro il personale delle Nazioni Unite, morirono 22 persone provenienti da oltre dieci Paesi diversi, tra le quali Sergio Vieira de Mello, il Rappresentante speciale del Segretario Generale dell’Onu. Riguardando le foto dei funerali di Nicola Calipari, e come raccontato nel libro, colpisce vedere che intorno ai militari in divisa che portavano il feretro avvolto dalla bandiera tricolore, c’erano persone che esponevano a braccia alzate la prima pagina del Manifesto con la foto di Calipari e la scritta “Con te”.

“E’ la simbologia  – prosegue Boldrini – di un incontro tra mondi un tempo lontani. Un avvicinamento e poi una collaborazione durata per tutto il periodo della prigionia di Giuliana Sgrena. L’incontro, come scrive Polo, del “quotidiano comunista” con il “diavolo”, e cioè quel Sismi che veniva percepito come tale. Poi però ci si conosce, e uomini e donne superano le barriere delle ideologie. Riguardando le foto dei funerali di Nicola Calipari, e come raccontato nel libro, colpisce vedere che intorno ai militari in divisa che portavano il feretro avvolto dalla bandiera tricolore, c’erano persone che esponevano a braccia alzate la prima pagina del Manifesto con la foto di Calipari e la scritta “Con te”. Ed è la storia di una grande ingiustizia commessa ai danni di un uomo e anche ai danni della verità, perché nessuno è stato punito per quel che accadde la sera del 4 marzo del 2005. Una ingiustizia, scrive nel finale Gabriele Polo, “Come sono le ingiustizie del mondo quando vengono accettate per paura di dar loro un nome”. Ma noi non dobbiamo aver paura di dare un nome alle ingiustizie e a chi le alimenta. E non dobbiamo stancarci di combatterle. Tocca a tutti noi portare avanti questo impegno e non tradire questa speranza”.

Link: http://www.ilvelino.it/it/article/2015/02/19/giornalisti-boldrini-720-caduti-in-zone-di-guerra-dal-2005/f6728f4f-04e6-4f54-95cf-01923c25e886/

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