Città del Messico

Giornalisti, attivisti per i diritti umani, persone comuni. In migliaia sono scesi per le strade delle maggiori città del Messico per protestare contro l’omicidio di Ruben Espinosa, il fotoreporter trovato morto venerdì 31 luglio in un appartamento di Città del Messico insieme a quattro donne. Tutte le vittime mostravano segni di tortura e sono state freddate con un colpo d’arma da fuoco alla testa. Si tratta dell’ennesima uccisione di un giornalista nel Paese: l’ultima risale a solo un mese fa.

Era stato minacciato

Secondo quanto ha rivelato Articolo 19, gruppo a difesa della libertà di stampa, Espinosa, che lavorava per il giornale investigativo “Proceso” e per altri media, aveva lasciato Xalapa, la capitale di Veracruz, a giugno dopo aver subìto diverse minacce, rifugiandosi a Città del Messico. «La violenza è il linguaggio dello Stato», aveva detto Espinosa, che aveva lavorato nel febbraio 2014 al reportage «Veracruz, uno Stato senza legge». Oltre che con la rivista,collaborava con l’agenzia «Cuartoscuro».

Più di 100mila persone uccise dal 2006

In Messico dal 2006 più di 100mila persone sono state uccise dai cartelli della droga e altre 22mila sono scomparse. La Commissione nazionale diritti umani del Messico ha chiesto alle autorità del Paese di indagare a fondo sull’omicidio e di usare tutti i mezzi necessari per individuare motivazioni e responsabili.

Fonte: www.corriere.it

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