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Ad un anno dalla sua scomparsa pubblichiamo un ricordo a lui dedicato pubblicato su ‘’Giornalisti Europei’’ da lui fondato.

A un anno dalla scomparsa di Gino Falleri, “Giornalisti europei” ricorda il fondatore del giornale, attraverso i suoi più recenti scritti. In “Giornalisti. Doveri e regole” (2018) Gino Falleri ripercorre le tappe più importanti della storia e delle regole del giornalismo, affrontando interrogativi e ipotesi sugli scenari futuri dell’informazione digitale. È un’ampia analisi, con riferimenti documentati, frutto di approfondite ricerche. Per meglio comprendere da dove viene e dove sta andando il giornalismo, Falleri esamina, nei diversi contesti europei ed extraeuropei, la libertà di stampa, i diritti e i doveri del giornalista, la privacy, gli ordini professionali; con un originale punto di osservazione sul panorama italiano, confrontato con quello internazionale. I punti chiave dello studio sono quelli dedicati alle luci e alle ombre della professione, alla deontologia, all’etica e alla morale; alla disciplina e al Testo unico delle carte deontologiche; infine, alle carte internazionali dei doveri.

L’Autore evidenzia che le istituzioni giornalistiche, per quanto attiene alle Carte dei doveri, sono molto caute in tema di innovazione. Soppesano e valutano i pro e i contro, prima di realizzare qualcosa o di modificare l’esistente. Così è stato con i codici deontologici. Prima che ne fosse varato uno è trascorso quasi un secolo. In Europa sono stati i giornalisti polacchi della Galizia nel 1896 a dotarsi di regole di comportamento e, successivamente, quelli svedesi e americani. Nei paesi “democratici-corporativi” da tempo esistevano sistemi di autoregolamentazione ed era in funzione il Press Council. Il primo è stato istituito nel 1919 dalla Svezia e, nel 1936, dalla Norvegia. Una volta preso l’avvio, le nostre istituzioni professionali hanno dimostrato di non essere assolutamente “parche” nel legiferare. La Federazione della stampa italiana, nel giugno 1957, approvò una Dichiarazione riguardante l’autodisciplina e i principi dell’etica professionale. Il Consiglio nazionale dei giornalisti cominciò con un protocollo d’intesa sull’informazione e la pubblicità (1988), per poi proseguire a regolamentare i vari aspetti della professione, soprattutto osservando le trasformazioni in atto nella società e quali fossero i comportamenti del giornalista nel riferire fatti ed eventi, attraverso le Carte dei doveri approvate per “autonormazione”; suggerite dall’importanza che riveste “l’informazione in una società democratica, pluralista, multietnica e a più confessioni” e nel cui interno il giornalista non si limita solo a informare, ma assolve pure un ruolo propositivo e di tutela del cittadino.

Infine, ricorda che l’Ufficio stampa 2.0 è ben lontano dal comunicato e dalla rassegna stampa quotidiana di un tempo. Le tecnologie hanno mutato il modo di informare. Le competenze non s i esauriscono nella gestione dei media tradizionali, ma si rivolgono sempre più all’online. Sempre sul tema degli Uffici stampa, Falleri – in uno dei suoi ultimi scritti per “Giornalisti europei” – si è posto la domanda se è cambiato il modo di comunicare e informare. A quanto sembra, ha precisato, la risposta non può che essere positiva. Significa che le aree di comunicazione e l’Ufficio stampa potrebbero essere sostituiti dai tweet, inviati direttamente da ministri in carica e da parlamentari, da facebook e dai portavoce. È la realtà quotidiana a testimoniarlo. Tutto si evolve, precisa Falleri, sotto la spinta delle innovazioni tecnologiche. Si informa, si comunica su una molteplicità di argomenti, tramite mini-comunicazioni e facebook. Soprattutto sulla politica quotidiana. Alla fine delle riflessioni, Falleri si è posto ancora una domanda: “Se il modo di comunicare e informare sta cambiando, quale ruolo assolveranno i giornalisti?”. Questa la risposta che ci ha lasciato: “I giornalisti, oltre a rispettare l’art.2 della Legge 69/63 e le Carte dei doveri, per informare vanno, vedono e raccontano, ma debbono pure saper fare e far sapere”.

Mauro De Vincentiis per “Giornalisti europei”

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