La Sala Stampa del Consiglio regionale del Lazio porta da stamattina il nome di Massimo Bordin, lo storico giornalista di Radio Radicale scomparso lo scorso …
La Sala Stampa del Consiglio regionale del Lazio porta da stamattina il nome di Massimo Bordin, lo storico giornalista di Radio Radicale scomparso lo scorso 17 aprile. A scoprire la targa, nella ‘cittadella’ della Pisana a Roma, il presidente del Consiglio Mauro Buschini (Pd) insieme con il direttore di Radio Radicale Alessio Falconio, la giornalista Daniela Preziosi, compagna di Bordin, il figlio Pierpaolo e il capogruppo di +Europa Radicali del Lazio Alessandro Capriccioli. “E’ stato il mio primo atto da presidente – ha detto Buschini – con l’accordo di tutti i consiglieri. A Bordin vogliamo dare un’altra casa qui, che è la casa di tutti i cittadini del Lazio. Tutti noi gli dobbiamo qualcosa” ha aggiunto, ricordando quando era un giovane militante “e c’era un vecchio compagno che ci portava in auto in Federazione e ci suggeriva già dalla mattina quali giornali comprare perché c’erano gli articoli più interessanti. ‘E tu come fai a saperlo?’ chiedevamo. E lui: ‘Tu la mattina ti devi sentire Bordin, così sei già preparato’. Vogliamo ribadire l’importanza dell’informazione libera, non spegnere la voce di chi fa il suo mestiere libero dai condizionamenti – ha concluso – specie oggi che arrivano messaggi duri verso i giornalisti”. Per il direttore Falconio, Bordin è stato “un gigante del nostro mestiere, un maestro. Dedicargli una sala stampa significa consegnarlo alle future generazioni. E’ una scelta di ottimismo. Lui ci ha insegnato come e quanto si lavora: iniziava alle 6 del mattino, per preparare la sua rassegna stampa, e consegnava l’ultimo servizio alle 21. Aveva passione e curiosità, e noi di Radio Radicale vogliamo proseguire nel suo solco nell’anno più difficile della nostra vita”. “Intitolando una sala stampa a Bordin – ha aggiunto Preziosi rivolta a Buschini – vi esponete a un ‘rischio’: ricordare, e accettare, che chi fa questo mestiere non deve aver timore dei poteri e delle istituzioni: lui le rispettava ma non aveva timore di essere abrasivo. Era un maestro, ma non voleva allievi. Il suo era un metodo: analisi fortissima, sostenuta da studio e cultura”. Per Capriccioli, infine, merito di Bordin è stato quello di “aver reso ‘pop’ una cosa di altissimo livello, una voce che mi ha insegnato che bisogna tentare di sapere quello che si dice quando si parla. Il profilo di un giornalista coraggioso, di grandissima competenza. Da oggi – ha concluso il consigliere radicale – chi passerà di qui leggerà il suo nome, quello di un uomo straordinario”.
Fonte: Ansa.