Il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti ribadisce che «Paolo non è solo e non sono soli i giornalisti minacciati» e poi invita i presenti a «mandare un messaggio alle istituzioni e a certi luoghi, alzandoci in piedi per un applauso a Paolo e alla sua scorta». Giulietti incalza la politica e rilancia la ‘scorta mediatica’: «La parola mafia è sparita dal dibattito politico e c’è addirittura chi propone di togliere la scorta a questi colleghi. La nostra risposta? Rilanciamo tutti le inchieste di Paolo che hanno suscitato l’ira dei capi mafia e accediamo così un riflettore collettivo su queste vicende. Chi minaccia deve sapere che sarà inseguito».
Gli organismi di categoria, come già in altri casi, saranno «al fianco di Paolo e di tutti i colleghi minacciati anche in tribunale e scriveranno ai presidenti della Repubblica e delle Camere per segnalare minacce, intimidazioni e querele bavaglio che alterano l’articolo 21 della Costituzione. Ma a tutti voi chiedo anche di andare nei luoghi più a rischio e di indagare e illuminare i covi del malaffare», conclude Giulietti.
Il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, rinnovata la vicinanza a Borrometi e i ringraziamenti alle autorità e alle forze dell’ordine, chiede che si vada oltre la solidarietà: «Anche nei confronti dei giornalisti la mafia sta tentando il salto di qualità. Una situazione possibile perché di mafie si alla sempre meno. Voglio ricordare le parole di Antonino Caporetto agli studenti di Palermo: ‘Della mafia bisogna parlare’. Ma bisogna anche andare oltre la ‘scorta mediatica’ e guardare alla condizione di questi colleghi. Paolo è un giornalista precario e come Paolo tanti altri cronisti spesso fanno inchieste senza tutele e garanzie. Editori e politici non possono esprimere solidarietà e basta».
Per il segretario Lorusso, inoltre, «bisogna far sì che Paolo e i colleghi precari vedano regolarizzate le loro posizioni lavorative. Sono certo che la direzione e il Cdr dell’Agi, che si sono schierati al fianco di Paolo, si attiveranno presso l’azienda affinché gli venga riconosciuto un contratto di lavoro vero. Tanti tra i politici che ieri hanno espresso vicinanza a Borrometi, inoltre, in passato si sono prodigati per affossare i provvedimenti in difesa del diritto di cronaca e del lavoro regolare. È giunto il momento di passare dalle parole ai fatti. Tocca a noi, tocca agli editori, ma soprattutto alla politica».
Il segretario dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani, ringrazia «lo Stato che ha dimostrato di esserci e di saper reagire» e ricorda i dati del ministero dell’Interno sui «troppi cronisti sotto scorta e attenzionati dalle forze dell’ordine. Ma oltra alla solidarietà – incalza – diciamo ‘no’ ai silenzi, ‘no’ agli ammiccamenti quando si tratta di minacce ai colleghi. Diciamo sempre ad alta voce che i colleghi vanno difesi tutti. Nessuno va isolato perché da soli si è più vulnerabili. E chiediamo un comunicato di solidarietà in meno e un voto in parlamento in più in favore dei provvedimenti a difesa del diritto di cronaca», conclude.
Al termine della conferenza stampa la lettura dell’appello promosso dal giornalista Sandro Ruotolo e firmato dai vertici degli istituti di categoria e da alcuni cronisti sotto scorto.