Media e antisemitismo: a Roma seminario al Museo della Shoah

 

In occasione del corso di formazione giornalistica “Lotta all’antisemitismo nei media italiani”, svoltasi a Roma lo scorso 20 giugno presso il Museo della Shoah, è stato presentato il documento sulla “Definizione di antisemitismo dell’Alleanza Internazionale per la Memoria dell’Olocausto” firmato dal presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli, e dal presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio Guido D’Ubaldo.

L’evento rientrava nell’offerta formativa dell’OdG del Lazio e stato promosso dall’Ambasciata di Israele, Fondazione Murialdi, Fondazione Museo Shoah, Centro Documentazione Ebraica Contemporanea e Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.  L’appuntamento si è svolto in occasione degli 85 anni delle leggi razziali in Italia ed è stata l’occasione, oltre ad un ricco dibattito, per la presentazione della ricerca “Antisemitismo di carta, giornalisti ebrei italiani espulsi dai giornali dopo le leggio razziali” curata da Enrico Serventi Longhi.

“Ho aderito con piacere a questa iniziativa, rendendola in tempi strettissimi un corso di formazione per giornalisti.  – ha commentato D’Ubaldo intervenendo ai lavori – Anche la nostra categoria deve fare la sua parte per combattere l’antisemitismo. L’impegno dell’Ordine del Lazio in questa direzione è concreto. A dicembre abbiamo posto, presso l’ingresso della nostra sede, una lapide di marmo per ricordare i giornalisti ebrei perseguitati durante le leggi razziali. Apriremo al museo etrusco un ciclo di corsi di giornalismo culturale nei musei e vi potremmo inserire anche la struttura museale della Shoah.”

“Le parole sono pietre – ha affermato Bartoli nel suo intervento –. Lo abbiamo ripetuto più volte, nella consapevolezza che il linguaggio contribuisce a plasmare idee e comportamenti. L’antisemitismo ha trovato nuove ribalte. Accade non solo nei social media e sul web, con gli odiatori di professione, ma anche tra chi ricopre ruoli di rilievo. A volte si mimetizza dietro le spoglie della goliardia, della bravata. Durante gli anni del Covid abbiamo assistito all’accostamento dei simboli dell’Olocausto e dei campi di concentramento alle politiche di contenimento della pandemia.  Una pericolosa e inaccettabile banalizzazione della Shoah, frutto di fake news, ignoranza e abile manipolazione da parte di frange estremiste. Noi siamo in prima linea nel racconto dei fatti del mondo, ed è nostra responsabilità contrastare ogni forma culturale di antisemitismo e di discriminazione, di qualunque natura. Le parole non possono essere pietre da scagliare addosso agli altri – ha concluso il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine –, ma mattoni per la costruzione di comunità in grado di vivere e convivere nel rispetto degli altri; su questo il nostro impegno non mancherà”.