È importante che sia stato finalmente presentato un emendamento in favore di Radio Radicale da parte di uno dei partiti di maggioranza. È essenziale che …
È importante che sia stato finalmente presentato un emendamento in favore di Radio Radicale da parte di uno dei partiti di maggioranza. È essenziale che il Parlamento prenda subito provvedimenti concreti per salvare l’emittente e per bloccare i tagli al fondo per il pluralismo dell’informazione. Se agli emendamenti non seguirà un voto dell’Aula per Radio Radicale, prima, e contro i tagli, poi, saremo di fronte all’ennesima sceneggiata». Il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, è intervenuto così all’incontro organizzato nella sede del sindacato dei giornalisti da Radio Radicale, RadioArticolo1 e Slc Cgil per riflettere sul ‘Diritto all’informazione plurale e diffusa, al servizio dei cittadini’. Presente il presidente del Consiglio dell’Ordine nazionale Carlo Verna. «Agli Stati generali dell’editoria convocati dal governo – ha ribadito – presenteremo delle nostre proposte affinché non si trasformino in una resa dei conti, in una occasione per ridurre il pluralismo dell’informazione in questo Paese, ma portino ad una vera riforma di un settore che è fondamentale per ogni democrazia.
Purtroppo i segnali che arrivano destano preoccupazione. Per un confronto sereno serve una moratoria ai tagli. Invece sembra che il sottosegretario Crimi voglia la resa dei conti con giornalisti ed editori. Sapendo di non potersela prendere con i ‘giornaloni’, il governo colpisce i piccoli giornali. Dobbiamo far capire ai cittadini qual è la posta in palio. Nel mirino non ci sono solo la libertà e il pluralismo dell’informazione e il diritto dei cittadini ad essere informati, ma gli stessi valori racchiusi nella prima parte della costituzione». Solidarietà a Radio Radicale e alle testate che corrono il rischio di sparire sotto la scure dei tagli governativi; difesa del pluralismo e della libertà di informazione e del diritto dei cittadini ad essere informati; preoccupazione per i posti di lavoro messi a rischio dalle scelte dell’esecutivo: questi i temi che si sono alternati nei diversi interventi di esponenti politici, sindacalisti e lavoratori. Il direttore di Radio Radicale, Alessio Falconio, ha ringraziato la Lega per aver presentato un emendamento al decreto ‘Crescita’ che chiede la proroga di sei mesi della convenzione con il Mise e tutte le forze politiche che si sono espresse in difesa dell’emittente, come ha fatto anche il vicepresidente Cinque Stelle della commissione di Vigilanza Rai, Primo Di Nicola, che ieri ha invitato il governo a valutare la proroga. Emma Bonino ha raccontato qualche aneddoto sulla vita della Radio, definita «una università popolare di politica istituzionale che consente a chiunque di sapere cosa accade nei palazzi delle istituzioni» e ricordato che già nel 1976, quando iniziò le trasmissioni, «non tutti i parlamentari erano contenti che si trasmettessero i lavori in diretta. Il lavoro di questa emittente – ha concluso – è ancora più importante oggi che ci troviamo di fronte a degli spacciatori legalizzati di bufale». Vincenzo Vita, dell’associazione Articolo21, ha osservato: «Perché si vuole chiudere radio radicale? Se si guardano i dati sui tempi di presenza dei politici nelle trasmissioni lo si capisce: Radio Radicale dà spazio e voce a tutti, mentre altrove la fanno da padroni i partiti di maggioranza. Anche l’Agcom – ha ricordato – ha chiarito che il servizio offerto da Radio Radicale è un servizio pubblico». Nino Baseotto, della segreteria nazionale della Cgil, ha portato la solidarietà del sindacalo confederale ai lavoratori di Radio Radicale e ricordato che «il pluralismo è essenziale tanto più oggi che c’è una tendenza a mistificare la realtà per far passare messaggi graditi a chi governa. Radio Radicale non ha mai censurato nessuno, ha sempre dato a tutti spazio per esprimere le proprie idea. Per questo è necessario costruire il massimo consenso possibile intorno ad ogni emendamento che possa garantirne la sopravvivenza», ha concluso.
Solidarietà a Radio Radicale è stata espressa anche dal presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna. Per il segretario dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani, il segnale giusto è «l’idea di mettere insieme Radio Articolo1 e Radio Radicale: unire attorno a una battaglia comune quando tutti lavorano per dividere. Oggi c’è fastidio per il dissenso. Le voci critiche sono un fastidio da spegnere – ha detto – perché sono in grado di mobilitare comunità che hanno idee diverse rispetto a chi ci governa. I giornalisti Rai sono al fianco di Radio Radicale e dei giornalisti colpiti dai tagli del governo perché siamo per la diversità, sentiamo l’esigenza della diversità. L’auspicio è che il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro accetti di incontrare il Comitato di redazione di Radio Radicale». E Matteo Bartocci, giornalista del Manifesto, ha raccontato la campagna ‘io rompo’, lanciata dal quotidiano pochi giorni fa, esordendo: «Ma quanto rompono i sindacati e i giornali e le radio? I giornali, le radio i sindacati che rompono sono importanti, perché sono quelli che portano voci diverse dal coro. La diversità stimola e arricchisce e il pluralismo dell’informazione è diversità. Per questo – ha ribadito – vanno difesi gli spazi delle differenze che ci sono».