Rai

Il vertice della Rai «è ormai in conflitto permanente al proprio interno. E questa guerra, che sta bloccando l’azienda, si combatte sulla pelle dei cittadini e dei dipendenti». Lo dicono Slc Cgil, Uilcom Uil, Ugl Informazione, Snater Libersind-ConfSal e UsigRai proclamando per l’8 giugno uno sciopero nazionale che fermerà per un giorno l’azienda concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo.
I sindacati osservano che «dopo quasi due anni di mandato non c’è nessun progetto di riforma. C’è invece la mancanza di una visione del servizio pubblico radiotelevisivo e multimediale, condizione che si connota con l’assenza di un piano industriale che ne ridefinisca strategie industriali ed editoriali».
Le sigle sindacali denunciano poi che «non c’è alcuna azione di valorizzazione di Rai Way» e contestano «i soldi sperperati in dirigenti assunti dall’esterno, il numero abnorme di prime utilizzazioni, produzioni affidate ad appalti e società esterne, presenza sul territorio sempre più messa in discussione dalla scarsità di investimenti in personale».
Tutto questo mentre «a pagare il conto sono i dipendenti, sia quadri, impiegati, operai che giornalisti, ai quali si dice che, dopo oltre 3 anni dalla scadenza dei loro contratti collettivi di lavoro, non ci sono i soldi per rinnovarli. Non solo non si trovano i soldi per rinnovare i contratti collettivi di lavoro, segno di una assoluta disattenzione ai colleghi più deboli, ma non c’è nemmeno la volontà di fare investimenti tecnologici ed un progetto condiviso per la ridefinizione delle figure professionali e dei modelli produttivi capaci di sostenere (a perimetro occupazionale costante) le sfide del futuro».
Tutto questo è giudicato come «un comportamento inaccettabile del quale devono rispondere i vertici di viale Mazzini: se Dg e Cda non sono più in grado di operare, ne prendano atto e lascino le poltrone», concludono Slc Cgil, Uilcom Uil, Ugl Informazione, Snater, Libersind-ConfSal e Usigrai.

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