Verna a Feltri, costruiamo ponti non muri

Il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti Carlo Verna ha replicato al direttore editoriale di Libero Vittorio Feltri che lunedì 24 gli aveva chiesto, …

Il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti Carlo Verna ha replicato al direttore editoriale di Libero Vittorio Feltri che lunedì 24 gli aveva chiesto, con una lettera aperta in prima pagina del quotidiano, di essere “garantito” contro le accuse di violazione della deontologia professionale rivoltegli da alcuni giornalisti.

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Caro Direttore,

abbiamo in comune il non essere responsabili. Lei di Libero e dei suoi titoli, io delle pronunce deontologiche (se lo fossi come qualunque giudice non potrei esprimermi liberamente come sto facendo). Diversi sono il peso mediatico, con la bilancia che pende tutta dalla sua parte e le nostre idee sul giornalismo. La mia è certamente meno nota e la sua lettera mi offre l’opportunità di esprimerla. Al centro vi è il rispetto per le persone oltre che naturalmente per la verità.
Proprio per questo quando il suo (si può dire anche per il direttore editoriale) giornale titolò: “Viva il gommista che ha ucciso uno dei criminali, merita una medaglia”, poiché la legge che separò le funzioni prevede che ad effettuare le valutazioni siano autonomi Consigli di disciplina e che chiunque possa investirli delle questioni, con questa veste personalmente sottoscrissi la segnalazione ovviamente nei confronti di Pietro Senaldi che firma Libero.
Tanto autonomi sono i giudici disciplinari che la loro risposta fu – per sintetizzare – titolo “urtante e cinico” ma non fuori dalle regole. È del tutto irrilevante che io resti convinto che quel titolo non fosse corrispondente alle nostre norme deontologiche. È lo stato di diritto. Non può esserci un presidente, una petizione o qualcuno che annuncia impossibili auto-sospensioni di protesta a metterla fuori dall’Ordine dei giornalisti. A parte c’è la sensibilità umana che, come il coraggio di don Abbondio, non può essere imposta.
Personalmente non userei espressioni provocatorie quando c’è sofferenza, neanche se a lottare per la vita fosse… Cappuccetto Rosso.
Ma sono solo un presidente che, nel momento più difficile della storia del giornalismo, cerca di battersi perché i cittadini abbiano delle garanzie di corretta informazione, applicando le regole che ci sono e cercando, laddove non funzionino, di ottenere che il legislatore le cambi.
Una persona che sogna ponti e non muri, ragionamenti e non arringhe alle pance, dialogo fra punti di vista contrapposti e non insulti.
Come forma di augurio, infine, mi firmerei così: Carlo Verna sono.